I lettori ci scrivono

La favoletta del numero degli alunni in calo e il divario Nord-Sud

Lo sapete perché si racconta la favoletta che al sud ci sono meno alunni che al nord?

I motivi principali sono due: il primo è che si cerca di nascondere un problema gravissimo che attanaglia la scuola del sud e cioè la dispersione scolastica, il secondo è che sindacati e politici compiacenti, nel tempo, hanno indetto corsi di formazione abilitanti (pagati a suon di quattrini) in numero superiore alle necessità, per arricchirsi alle spalle di gente perbene. In sostanza ci ritroviamo ad avere nel meridione più docenti che alunni. Allora come fare per risolvere la situazione?

Semplice: i ragazzi di Palermo (ho preso la mia città come esempio) che si autoescludono dal sistema scolastico diventano vittime dello sfruttamento del lavoro in nero o diventano soldati del più potente esercito e governo del sud: la mafia. Mentre i docenti meridionali, che avrebbero le competenze per invertire questo nefasto andazzo, vengono trasferiti, come un gregge di pecore dal pascolo amaro, nel settentrione, oppure lasciati marcire nelle patrie galere delle graduatorie ad esaurimento nervoso Certo al nord si hanno più opportunità : esiste il tempo pieno, non ci sono classi pollaio, la maggior parte dei ragazzi conclude regolarmente il proprio ciclo di studio, i docenti sono pochi perchè molti trovano lavoro e compensi maggiori nel privato….scusate il francesismo e la pronuncia ma mi verrebbe da dire “Sticazzi”.

Nello stesso tempo dovrei ringraziare la legge 107 che trasferendomi a 1600 Km. dall’inferno della regione a statuto speciale Sicilia, dà a me e alla mia famiglia le opportunità di un futuro migliore.

Adesso vorrei parlare con il nuovo governo del cosiddetto cambiamento che ha istituito il ministero del Sud senza portafoglio (non essendoci denaro) chiedendo umilmente “Perchè non mettete fine a tutto questo scempio”?

Non sono le infrastrutture produttive che continuano a scavare il già profondo divario tra sud e nord, ma soprattutto quelle culturali. Caro governo io non voglio avere un futuro migliore lontano dalla mia terra, voglio mettere in campo la mia professionalità per far uscire dal tunnel del disfattismo e della rassegnazione i maltrattati ragazzi della mia città. Mio figlio vuole iscriversi all’Università di Palermo per diventare magistrato, mia moglie vuole continuare a fare volontariato per i poveri nei nostri disagiati quartieri di periferia, la legge non mi può vietare tutto questo. La Sicilia e il sud in generale non merita tutto questo.

Francesco Catalano

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