La ex ministra dell'Istruzione Valeria Fedeli
La ministra Fedeli si schiera in difesa del liceo Classico, da tempo ormai alle prese con una forte crisi di iscrizioni: per la responsabile del Miur, infatti, i ‘classici’ aiutano a “comprendere meglio il nostro tempo e noi stessi, attraverso la profondità dei loro pensieri, delle loro parole e delle loro opere”.
La Fedeli ha espresso il concetto in una lettera agli studenti che parteciperanno all’evento “Notte nazionale del Liceo Classico”.
Si tratta dell’iniziativa, di cui si è già occupata La Tecnica della Scuola, la “Notte Nazionale del Liceo Classico”, nata da un’idea di Rocco Schembra, docente di Latino e Greco presso il Liceo Classico “Gulli e Pennisi” di Acireale, in provincia di Catania, che ha già avuto sostegno da parte della Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e la Valutazione del Sistema.
“Desidero esprimere a tutte e tutti voi, alle vostre e ai vostri dirigenti, alle vostre e ai vostri insegnanti il mio interesse e il mio entusiasmo per questa coinvolgente iniziativa che – ha scritto la titolare del dicastero di Viale Trastevere – da quattro anni rallegra le aule e gli spazi di un numero sempre crescente di Licei classici in tutta Italia. E rallegra anche l’animo di cittadine e cittadini che vorranno condividere con voi momenti di gioia e armonia partecipando alle vostre attività e assistendo alle vostre esibizioni, per le quali nei mesi passati avete lavorato a lungo e con serietà”.
“Recitare in versi un brano della tragedia greca, leggere in metrica una poesia latina, comporre un testo letterario, allestire una mostra, organizzare un dibattito, suonare, danzare: sono azioni che richiedono studio e concentrazione, creatività e immaginazione, esercizio e applicazione”, conclude la ministra.
La crisi di vocazione dei licei classici, tuttavia, è da tempo accertata: le iscrizioni, che nel dopoguerra e negli anni Settanta-Ottanta fioccavano, sono scese sotto la pericolosa soglia del 15 per cento. Da qualche anno il decremento si è arrestato, ma l’inversione di tendenza, quella che auspica la ministra dell’Istruzione, non si è ancora registrata.
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