Attualità

La felicità si impara a scuola: in Danimarca

Secondo il World Happiness Report dell’Onu, la Danimarca è tra i primi tre Paesi più felici del Pianeta e ciò pare sia dovuto al fatto che a scuola  si insegni dal 1993 una disciplina obbligatoria particolare: l’empatia.

Lezioni di empatia

Nelle scuole della Danimarca, si legge su Ansa, un’ora alla settimana è dedicata alla “Klassens tid”, una lezione di empatia per studenti dai 6 ai 16 anni, e che  è pure una parte fondamentale del curriculum danese.

L’ora di empatia ha la stessa importanza dell’ora, per esempio, di inglese o matematica. Durante la Klassens tid gli studenti parlano dei loro problemi, legati alla scuola o meno, e tutta la classe, insieme all’insegnante, cerca di trovare una soluzione sulla base di un ascolto e una comprensione reali. Se non ci sono problemi da discutere i bambini stanno semplicemente insieme per rilassarsi e hygge, una parola (e anche un verbo e un aggettivo), che non si può tradurre letteralmente, dal momento che è un fenomeno strettamente legato alla cultura danese. Hygge potrebbe essere definito come “intimità creata intenzionalmente”.

La luce nel buio dell’inverno artico

In un Paese in cui durante la maggior parte dell’anno diventa buio molto presto, piove, è grigio, hygge significa portare luce, calore e amicizia, creare un’atmosfera condivisa, accogliente e intima. È un concetto fondamentale per il senso di benessere dei Danesi. E sta diventando anche un fenomeno globale: Amazon vende più di 900 libri su hygge, e Instagram ha più di 3 milioni di post con l’hashtag #hygge.

Uno dei modi è il teamwork, cioè il lavoro di squadra, grazie al quale sono svolti 60% dei compiti a scuola. Non si insegna ad eccellere sugli altri, ma ad avere una responsabilità nell’aiutare chi non è altrettanto dotato.

Nessuna competizione

Le scuole danesi non offrono né premi né trofei ai loro studenti che eccellono nelle materie scolastiche o negli sport, per non creare competizione. Praticano invece la cultura della motivazione a migliorare, misurata esclusivamente nei confronti di se stessi.

Poi c’è l’apprendimento collaborativo, che consiste nel mettere insieme in una classe bambini con differenti forze e debolezze in diverse materie per fare sì che si aiutino a vicenda, lavorando insieme a vari progetti. Quest’ultimo metodo insegna ai bambini fin da piccoli che non si può avere successo da soli e che aiutare gli altri porta a migliori risultati.

Pasquale Almirante

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