La figura del docente tutor prospettata dal Ministro Valditara, non è nuova, nella misura in cui già la legge delega 53 /2003 e il successivo decreto 59/2004 aveva previsto la suddetta figura nelle scuole primarie e secondarie di primo grado con il compito di “orientare le scelte degli studenti nel loro processo di crescita”.
La riforma del 2003 aveva previsto la presenza di un docente tutor, “in possesso di una specifica formazione” al quale era affidato il compito di assicurare la personalizzazione dei piani di studio per l’intera durata del corso e l’orientamento in stretto rapporto con la famiglia e il territorio fermo restante la “ contitolarità didattica”.
Sulla figura del tutor allora si sollevarono diverse contestazioni specie sul fatto che la suddetta figura finiva con il dividere il corpo docente tra tutor e non tutor. Senza entrare nel merito delle posizioni di allora cerchiamo di capire cosa c’è di simile nella proposta del ministro Valditara.
Dalle dichiarazioni effettuate dal Ministro dell’istruzione e del merito emerge l’idea di introdurre in tutte le scuole un docente tutor con più alta formazione con il compito di seguire permanentemente gli alunni durante il loro percorso di crescita. In questa prospettiva il Ministro intende, “adottare delle linee guida al fine di intraprendere azioni orientative sistematiche che avranno come perno moduli curricolari di 30 ore annuali, con l’individuazione di docenti tutor”.
I docenti devono saper promuovere in ogni studente il meglio attraverso la personalizzazione dell’insegnamento che fissi le competenze minime al fine di promuovere la loro realizzazione nel mondo del lavoro e nella vita sociale. In questa prospettiva diventa necessario potenziare i talenti degli alunni attraverso l’introduzione della figura del tutor che avrà anche il compito di seguire gli alunni, specie quelli in difficoltà anche fuori dall’orario delle lezioni e durante la sospensione delle lezioni.
In attesa di una disposizione di legge sulla figura del tutor si sono registrate opinioni differenti. Antonio Giannelli, presidente dell’ANP (associazione nazionale dei presidi) considera “essenziale che il docente svolga questa funzione di tutoring, o se vogliamo chiamarla di orientamento, o ancora di coaching: perché l’idea che il docente sia una persona, un lavoratore che debba solo insegnare è un’idea assolutamente superata e inefficace”.
Alla proposta del Tutor come presentata dal Ministro Valditara si è registrata una netta contrarietà degli studenti che dichiarano di non voler “essere ben orientati, ma avere un diritto allo studio garantito da una legge nazionale che ci permetta di scegliere senza tenere conto della nostra condizione di partenza”.
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