Le motivazioni per studiare possono essere tante: il piacere di apprendere, la soddisfazione e l’orgoglio di portare a casa bei voti, l’interesse economico (cioè in vista di un futuro lavoro).
Noto che però – almeno a parole – sembra che la motivazione considerata più degna sia l’apprendimento fine a se stesso.
Ma non tutti, genitori e studenti, sono d’accordo. Io stesso, ai tempi della mia formazione scolastica, ero spinto e stimolato fortemente anche dalle altre due motivazioni di cui sopra.
Alcuni genitori dei miei allievi mi dicono: “così come io porto a casa lo stipendio per dar da mangiare alla famiglia, mio figlio/mia figlia deve portare a casa dei risultati positivi. E’ questo il suo lavoro di studente”.
E’ un po’ la filosofia pragmatista americana del “quanto più sai tanto più vali”, aborrita dai cultori/fautori dello studio puro e scevro da mercificazioni, ma comunque degna di rispetto anche se non condivisa.
E poi domandiamoci: non è proprio grazie a questa filosofia “vergognosamente” concreta, pratica e realistica che gli Stati Uniti d’America dominano il mondo?
Daniele Orla
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