Con il mese di maggio ci stiamo avvicinando verso la fine di questo anno scolastico e, “miracolosamente”, i voti degli alunni subiscono un’impennata per un verso, mentre per l’altro i consigli di classe si vanno trasformando in una sorta di “scannatoio”.
Questi vedono contrapposti docenti propensi alla promozione e altri favorevoli per la bocciatura soprattutto degli alunni indisciplinati e svogliati.
Nel mezzo si trovano i Dirigenti scolastici, i quali propendono per il “giubileo didattico”, ossia promuovere quasi tutti gli alunni per far felici e contenti gli alunni stessi e i genitori.
In siffatto modo si va predicando, in questi ultimi anni, nelle scuole il verbo del “comunismo didattico” con ammissioni di massa alle classi successive. Si viene così a creare una sorta di “corto circuito” che esaspera l’ambiente scolastico e crea una condizione di assuefazione a promuovere, da parte dei docenti, piuttosto che riempire scartoffie.
Si tratta proprio di riempire una montagna di scartoffie se si vuole bocciare un alunno perché i dirigenti scolastici tormenteranno i malcapitati docenti con la fatidica domanda: “Come mai questo alunno ha molte insufficienze?” oppure “Quali strategie didattiche sono statemesse in atto per migliorare il rendimento di questo alunno”, o ancora “Quali competenze non ha raggiunto?
Torna prepotentemente in auge la parola “competenza”, un vocabolo che, nella scuola di oggi, viene molto abusato. Ma perché si produce tutto ciò. Tutta la colpa non è da attribuirsi soltanto ai dirigenti scolastici, ma a tutto il sistema scolastico che la legge della “Buona Scuola” ha reso più macchinoso e tendente più ad ammettere gli alunni alle classi successive che a bocciare.
Per non parlare poi del business alimentato dall’autonomia che vede le scuole in competizione per le iscrizioni degli alunni.
Mario Bocola
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