Genitori sul piede di guerra a Roma, per evitare la chiusura dell’unica scuola primaria di una quartiere nato negli anni Novanta.
Siamo nell’estrema periferia est della città, appena al di là del Grande Raccordo Anulare e precisamente in un piccolo agglomerato urbano: Casal Monastero. Qui, gli abitanti vivono giorni di ansia per le sorti dell’unica scuola primaria presente nel quartiere.
Qui i cittadini, a differenza di altre zone della città, si conoscono tutti. O quasi. Un po’ come avviene in un piccolo paese. Una via principale con qualche negozio, una chiesa, una scuola elementare, una scuola media, una sola via che collega questo piccolo quartiere alla città ed un’uscita verso il GRA come via di fuga più veloce.
“Tanta è stata l’attesa per avere questa scuola” ci racconta una mamma. “Abbiamo aspettato quasi venti anni. Siamo stati costretti a portare i nostri figli in altri quartieri per tanti anni”, conferma un’altra davanti al cancello della scuola.
La scuola primaria Gandhi è stata inaugurata nel settembre del 2014, con tanto di taglio di nastro da parte del primo cittadino.
Una scuola nuova, colorata, antisismica. Riempita nel corso dei mesi dall’entusiasmo dei bambini e delle maestre che ha coinvolto ben presto anche i genitori, facendo cadere ogni traccia di scetticismo.
Il mercatino di Natale e il contributo dei genitori, ha permesso nel tempo di integrare materiali didattici, libri e biblioteche sino ad allora mancanti.
Questa è “la nostra scuola” e vogliamo che cresca con l’aiuto di tutti: è il pensiero comune di mamme ed insegnanti
Tutto è partito il 6 ottobre, quando una finestra, forse aperta male, fa cedere le cerniere che la sorregge. Intervengono i Vigili del Fuoco per un primo sopralluogo. I tecnici del Municipio avrebbero dovuto effettuare un intervento risolutivo entro il 10 ottobre. Che però non c’è stato.
Nel frattempo a Roma la temperatura è scesa di diversi gradi. Anche di giorno. Così, anche per tutelare gli alunni, arriva la decisione del dirigente scolastico dell’Istituto: da mercoledì 13 ottobre la scuola chiude. Sino a che non verrà sistemata la finestra cadente.
L’annuncio ha lasciato tutti senza respiro. Il provvedimento, infatti, costringerebbe a portare chi ha due figli in due istiuti nello stesso orario, perché le prime e le seconde sono destinate ad una scuola diversa rispetto le altre classi.
Immediate, sono scattate le comunicazioni via WhatsApp tra le varie classi. Con le famiglie degli alunni che si sono date appuntamento la mattina del 13 ottobre. Quando è scattata una protesta pacifica, ma decisa: tutti i genitori perfettamente coordinati dai vari rappresentanti di classe, si sono ritrovati davanti la scuola ed hanno deciso di non aspettare i tempi della burocrazia. Sono entrati nell’istituto scolastico ed hanno chiesto alla coordinatrice di poter parlare con il capo d’istituto: il colloquio è avvenuto.
Ora, probabilmente è proprio grazie a questa iniziativa, sostenuta da duecento genitori, nello stesso pomeriggio sono intervenuti i tecnici del comune e del SIMU per la verifica dei lavori necessari alla messa in sicurezza della finestra coinvolta. Oltre che per il controllo di tutto l’edificio.
La verifica ha portato in evidenza la necessità di una revisione generale, prescrivendo l’utilizzo delle finestre lontano dai bambini e solo in modalità “vasistas” cioè con apertura superiore verso l’interno.
È previsto un ulteriore sopralluogo nella giornata di lunedì 17. Che dovrebbe confermare la prima analisi e dare una pianificazione delle attività.
Però per il momento la chiusura della scuola è stata scongiurata. Almeno fino alla prossima finestra che non verrà giù. Intanto, viene da chiedersi cosa sarebbe potuto accadere senza l’intervento dei genitori.
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