Come abbiamo scritto, ieri, 16 aprile, è iniziata la trasmissione del professore di fisica e content creator Vincenzo Schettini su Rai2, intitolata “La Fisica dell’Amore“. Ospiti della prima puntata la cantante BigMama, il produttore discografico Claudio Cecchetto e l’attore Giuseppe Pirozzi, che interpreta Micciarella nella serie tv “Mare Fuori“.
Ognuno degli ospiti ha avuto modo di raccontare dal proprio punto di vista il rapporto con la scuola. Ecco le parole di BigMama, che ha parlato ancora una volta di bullismo, di cui è stata vittima: “A scuola mi piaceva dormire, copiare. Alle elementari ero la bambina più brava, sempre con la mano alzata. Poi sono stata bullizzata. Ho pensato che la scuola fosse il problema e ho perso la voglia di studiare, la mia ribellione era essere la peggiore della classe. Era il mio modo di odiarmi e svalutarmi. All’Università ora ho la media alta”.
Ecco invece cosa ha detto Claudio Cecchetto: “La scuola mi ha insegnato, al di là delle materie, a stare insieme agli altri. Sono stato rimandato in matematica e poi ho scoperto che mi piaceva la matematica e ho scoperto che ero bravo. Il voto brutto non mi ha mai ferito, mi dispiaceva per i miei genitori”.
Il giovane Giuseppe Pirozzi, di 16 anni, che è ancora uno studente, ha detto la sua in merito ai voti a scuola: “Io sono ancora uno studente. Mi è capitato di perdere le lezioni perché stavo fuori la classe con i professori stessi che mi trattenevano fuori. A me piace andare a scuola però non per studiare, ma per la felicità di vedere i miei amici. La scuola insegna tanto. Mi ha insegnato la condivisione con gli amici. Secondo me un alunno non deve essere giudicato con un voto numerico, questa cosa mi infastidisce molto. A volte la scuola blocca, c’è un muro. Alcuni miei coetanei vengono bloccati dagli stessi professori che per essere rigidi possono bloccare qualcuno. In questo momento nella vita sento un peso ma sono sostenuto dagli amici e dagli stessi docenti”.
Ecco come sarà strutturato il programma: “Gli ospiti racconteranno il loro passato a scuola: è importante far notare come tutti siamo stati studenti. Sono seguito da vip che mi scrivono in privato sui social e mi dicono ‘Che bello, mi hai sbloccato un ricordo di quando ero a scuola’. Loro sono stati ragazzi e hanno vissuto gli stessi disagi, se non peggio. E quindi voglio che li raccontino, assieme a quello che li ha illuminati. E i giovani vanno coinvolti nel dialogo”, ha detto Schettini.
Quest’ultimo si è raccontato a Vanity Fair: “Una mia prof mi fece sentire malissimo perché mi denigrò davanti a tutti facendomi sentire inadeguato. Oggi, con tutti gli attacchi e la corsa ai like e ai commenti che ci sono sui social, non so davvero cosa significhi essere adolescente, ed è per questo che sento di dover spiegare loro come guardarsi dentro per motivarli”, ha raccontato.
Schettini ha raccontato anche un altro aneddoto: “La mia professoressa di violino, una concertista sopraffine, non mi faceva mai mezzo complimento e io provavo un forte disagio perché temevo di non essere abbastanza. Eppure io dentro di me sapevo di essere bravo, e mi chiedevo: perché non mi apprezza? In quei momenti volevo scomparire. L’autostima è sempre molto importante, ed è quello che cerco di trasmettere ai ragazzi di oggi che invece sono, da questo punto di vista, molto sfortunati perché vivono in un periodo in cui è molto facile cadere nella trappola di dare credito agli altri, ai like, ai commenti”.
Il docente ha ribadito la sua idea in merito ai dispositivi digitali: “La didattica digitale è molto innovativa, quindi benvenuti tablet, telefonini, computer, intelligenza artificiale, schermi e visori, ma non dimentichiamoci cos’è la scuola e che cosa è diventata oggi: qualcosa in cui la didattica è passata quasi in secondo piano, facendo di fatto perdere il focus ai ragazzi. A scuola bisogna studiare e prepararsi alle interrogazioni, ed è per questo che mi sciocco quando alcuni colleghi mi dicono di non chiamare gli studenti alla lavagna, pensando che il compito scritto valga come orale. Non è così: bisogna essere chiamati, incalzati, bisogna che le gambe tremino per fare una prova: solo così potranno crescere. E di chi è la colpa? Dei ragazzi? No, la colpa è di una società che ha permesso a un bambino di dieci anni di poter avere un telefonino in mano”.
“Sarà una rivoluzione quando, tra dieci anni, i governi costringeranno le case di produzione dei cellulari a scrivere sulle cover ‘provoca solitudine’ e ‘provoca malattie mentali’. Come le sigarette. Finché non ci renderemo conto di questo, non andremo avanti. Io lo dico sempre ai genitori: vi dovete far odiare dai figli mettendo delle regole. Perché prima vi odieranno e poi vi ameranno”, ha aggiunto.
Ed ecco alcune battute sulla valutazione: “Ai ragazzi dico di studiare non per il voto, ma perché diventeranno persone acculturate, e questo li porterà a rispettare gli altri, a essere immersi nel mondo, a trovare il loro spazio e a darlo agli altri. Non devono sentirsi invincibili, ma vulnerabili”.
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