Politica scolastica

La Flc-Cgil contro i licei quadriennali. Il sostegno perderebbe il 20% di organico

In un comunicato, la Flc-Cgil commenta la proposta di legge n. 1739, composta di due soli articoli,che accorcia di un anno la durata dei corsi di studio per tutti gli indirizzi dell’istruzione secondaria di secondo grado.

Dunque, la nuova scuola secondaria di II grado, articolata in licei, istituti tecnici e istituti professionali, secondo la proposta di legge, avrà durata quadriennale e non si prevedono rimodulazioni degli obiettivi di apprendimento, competenze o dei contenuti delle discipline, ma “eventualmente provvedendo all’adeguamento e alla rimodulazione del calendario scolastico annuale e dell’orario settimanale delle lezioni”. Si dichiara, nel disegno di legge, che la riduzione a quattro anni non comporti esuberi, né sarebbero previsti nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica, eventualmente coperti da compensazioni interne al Ministero dell’Istruzione.

Nel ricordare però che la prima proposta, di ridurre la durata della secondaria di secondo grado a quattro anni, e comunque di fare uscire un anno prima i ragazzi dal sistema di istruzione, fu del ministro Francesco Profumo durante il Governo Monti tra il 2011 e il 2013, e che suscitò subito una levata di scudi da parte di tutto il mondo della scuola, per il sindacato questa idea del Governo tradisce chiaramente quale sia la doppia finalità:

  1. tagliare in modo lineare il sistema pubblico dell’istruzione e le risorse destinate;
  2. spostare quanto prima i giovani verso l’offerta produttiva del Paese, dimenticando però, secondo la Flc che, e qui i dati Ocse parlano chiaro, studiare di più aiuta a trovare lavoro e a guadagnare meglio. 

Ma soprattutto, per il sindacato, in quattro anni l’insegnamento di tutte le discipline già previste dall’indirizzo di studi di riferimento e i livelli di competenze oggi fissati per i percorsi di cinque anni, non potranno mai essere raggiunti. E poi ogni scuola, autonomamente dovrà provvedere al proprio adattamento curriculare, aprendo così la strada sia alla deregolamentazione dei percorsi nazionali di istruzione, sia alla svalutazione del valore legale del titolo di studio.

E inoltre, riducendo di un quinto il tempo scuola, “appare difficilmente credibile l’invarianza delle dotazioni organiche, mentre appare certo che le cattedre di sostegno avranno una riduzione degli organici del 20%”.

Ma più importante risulta il fallimento delle sperimentazioni avviate a partire dall’anno scolastico 2018/2019.  I dati forniti dallo stesso ministero dimostrano che il diploma quadriennale rappresenta un’operazione non condivisibile per le scuole e le famiglie, oltre che per il Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione (CSPI), che ha ripetutamente bocciato i percorsi quadriennali.

Dunque, per Flc-Cgil si tratterrebbe di una evidente forzatura o, addirittura, di una imposizione d’autorità rispetto ad una idea di istruzione che la scuola ha già rifiutato con chiarezza.

Infine, non è vero che la maggior parte dei Paesi Ue conclude i percorsi secondari a diciotto anni. Ciò avviene solo in tredici nazioni su ventisette, mentre bisogna rammentare che i dati OCSE confermano che i risultati migliori si conseguono lì dove si assicura un più lungo periodo di istruzione.

Secondo la Flc-Cgil, non si deve avere l’obiettivo di avviare in fretta i giovani verso il mondo del lavoro, ma si devono, al contrario, fornire strumenti più approfonditi per affrontarlo, perché essi stessi diventino lavoratrici e lavoratori più competenti, migliorando anche il sistema Paese.

Pasquale Almirante

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