Questo, in sintesi, è quanto emerge dall’indagine che Flc-Cgil ha promosso in materia di dimensionamento scolastico presso i territori regionali.
Un quadro molto frammentato e disomogeneo,mentre appare chiaro che la gran parte delle Regioni si è mossa autonomamente e ha già approvato, a parte 4 regioni, il piano di dimensionamento per l’a.s. 2013/2014.
In ogni caso, continua la Flc dal suo osservatorio, non si è realizzato un vero confronto coi soggetti interessati e, salvo limitate eccezioni, non vi è stato un vero confronto con le Organizzazioni Sindacali.
Ogni regione così pare procedere per proprio conto, tanto che sono solo 5 le Amministrazioni che hanno utilizzato il parametro medio dei 900 alunni per la costituzione delle scuole, così come previsto nella bozza di intesa Stato-Regioni, mentre le altre hanno utilizzato parametri diversi anche superiori ai 900 (e perfino con 1600) alunni con gli effetti che si possono immaginare.
In molte Regioni è prevista addirittura un’ulteriore riduzione del numero delle scuole autonome, nonostante abbiano già scuole dimensionate secondo la media dei 900 alunni.
Infine, pressoché in tutte le Regioni, nonostante i nuovi piani di dimensionamento, continuano ad essere presenti scuole sottodimensionate.
Ora, l’assenza di regole e riferimenti chiari e condivisi rischiano di ricadere pesantemente sulla qualità e sulla validità delle operazioni di riorganizzazione della rete scolastica che molte Regioni comunque hanno deciso di portare avanti. Rimane tuttavia sempre in sospeso, dice la Flc, la possibilità che molte operazioni possano essere messe in discussione in sede legale laddove gli Enti locali, l’utenza, il personale ravvisassero una lesione dei propri diritti in base ai principi della sentenza della Corte Costituzionale del giugno scorso.
La mancanza di una governance efficace, sostiene ancora Flc, di una scelta strategica che investe tutti i soggetti che hanno un compito educativo, finisce per penalizzare solo il diritto sociale all’istruzione.
Altra materia delicata è quella relativa alla istituzione dei CPIA il cui numero di 55 contenuto nella Bozza non approvata dalla Conferenza rimane largamente lontano dalle esigenze dei territori, e ciò emergerà ancor di più quando tutte le Regioni avranno avanzato le loro richieste.
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