La Flc Cgil lamenta che le scuole vengono “costrette a pasticciare i conti rendendo la gestione economico-finanziaria tutt’altro che trasparente” e definisce la nota Miur prot. 9537 del 14 dicembre 2009 “una nota illegittima che mette le scuole nelle condizioni di non poterla applicare”.
Il sindacato di Mimmo Pantaleo, quindi, ha deciso di impugnare la suddetta nota in sede legale, chiedendo nel contempo un incontro urgente al Ministero.
Ma come giustifica la Federazione lavoratori della conoscenza della Cgil l’azione intrapresa? Innanzitutto, lamenta che la nota datata 14 dicembre è stata in realtà diffusa dal Miur il 22 dicembre e quindi “inviata alle scuole oltre il termine del 15 dicembre 2009 di approvazione da parte del Consiglio di istituto del programma annuale 2010”. Nel merito, la Flc rileva che “la nota cambia le regole del gioco che sono state fissate nel corso degli anni da due leggi (la normativa sull’autonomia scolastica, da cui deriva il regolamento di contabilità, e la legge finanziaria 2007, da cui deriva il capitolone). Ancora una volta questo Ministro con grande disinvoltura tenta di stravolgere una legge con una comunicazione interna”.
Le risorse, ulteriormente ridotte, sono già assolutamente insufficienti, ma “c’è un aggravante: nella nota si ignorano i criteri di distribuzione delle risorse, che finora poggiavano su requisiti precisi come il numero degli alunni, il numero dei laboratori, quindi la tipologia di scuola, ecc.” e “il Miur suggerisce di utilizzare i fondi contrattuali – quelli che servono all’arricchimento dell’offerta formativa, ai progetti innovativi – per pagare i supplenti e per le necessità di tutti i giorni”.
Per il sindacato, inoltre, è “particolarmente grave la scelta che riduce del 25% la spesa per gli appalti, costringendo le scuole a ridurre il servizio e ad aumentare i carichi di lavoro del personale dipendente dalle ditte di pulizia e degli stessi collaboratori scolastici”.
Evidenziando che “i crediti che le singole scuole vantano nei confronti del Ministero (circa un miliardo di euro, cifra certificata) per spese obbligatorie a suo carico (pagamento supplenze e compensi per esami di Stato) vanno trattati secondo la nota come disponibilità da programmare e non come componente attiva del bilancio della scuola (da crediti esigibili, cioè soldi che devono rientrare perché sono stati anticipati per cassa, stornati da altre voci, si trasformano in una voce incerta su cui non si può più fare affidamento)”, la Flc sottolinea che “si condannano ancora una volta le scuole alla sopravvivenza, a meno di non chiedere contributi alle famiglie. Quindi la scuola statale subisce l’ennesimo taglio finanziario e ha difficoltà a espletare la sua funzione istituzionale di garantire il diritto allo studio, salvo che le famiglie non se lo paghino, mentre le scuole private escono indenni da qualunque taglio di finanziamento”.