Per cominciare la Flc ha chiesto pure un incontro urgente alla ministra, che fra l’altro si è pure espressa favorevolmente per consentire ai ragazzi di diplomarsi a 18 anni, e poi ha notificato al Tar Lazio il ricorso contro i decreti ministeriali che autorizzano un gruppo di scuole secondarie statali a sperimentare a partire dall’a.s. 2014/15 la riduzione del percorso di studi da cinque a quattro annualità.
I motivi del ricorso alla giustizia sono per lo più noti ma Flc li ribadisce:
queste sperimentazioni non sono fondate sul piano metodologico-didattico;
le procedure sarebbero illegittime, mentre l’operazione si “configura come una mera abbreviazione del corso di studi realizzata al di fuori di un valido progetto formativo e di istruzione in grado di compensare il taglio di un anno”.
“Inoltre i decreti impugnati risultano in contrasto con le indicazioni previste dal DPR 275/99 in materia di sperimentazione: manca il parere obbligatorio del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione e non ci sono, né negli atti impugnati né altrove, i “criteri di corrispondenza” tra quanto sperimentato e l’ordinario corso di studi necessari ad attestare la “piena validità degli studi compiuti dagli alunni”.
Preoccupato il sindacato di Pantaleo sulle ricadute occupazionali e ordinamentali, ha chiesto di interrompere le sperimentazioni, aprendo invece una fase di ascolto in grado di coinvolgere il mondo della scuola e le sue rappresentanze sindacali, professionali e studentesche.
Ancora una volta tuttavia si assiste all’infelice fenomeno di affidare alla giustizia amministrativa la soluzione di nodi che invece la politica dovrebbe sciogliere, mentre si percepisce già, ricorso al Tar o meno, quale strada il Miur intende imboccare per tagliare un po’ di personale.
Sarebbe il caso di discuterne, certamente, ma le posizioni in ogni caso rimarrebbero distanti fra chi perderebbe i posto e chi invece su quei posti intende ricavarne risorse.