Per le 140mila assunzioni che il Governo Renzi si accinge realizzare tramite le graduatorie ad esaurimento “ci sono seri problemi di mismatch disciplinare e territoriale, a causa del quale quasi metà delle GAE già oggi non è in grado di coprire le cattedre che nella scuola statale restano scoperte ogni anno”. A sostenerlo è la Fondazione Agnelli, attraverso uno studio pubblicato il 16 febbraio sul Corriere della Sera.
Il concetto espresso dalla fondazione piemontese, riassunto dal primo quotidiano nazionale, è che “assumere tutti e subito i circa 140mila precari avrà effetti molto negativi sulla scuola italiana abbassandone la qualità e ostacolandone il rinnovamento per molti anni a venire”. Per il gruppo di ricerca che ha realizzato lo studio non vi sarebbero dubbi: “gli insegnanti che si stanno per assumere non sono quelli di cui la scuola avrebbe bisogno”: ve ne sarebbero troppi immessi in ruolo “al Sud ( dove ci saranno meno studenti ) e troppo pochi di materie come la matematica”.
“Il punto di partenza dell’analisi della Fondazione Agnelli – scrive il Corriere della Sera – è che la promessa di assunzione di tutti i precari nelle graduatorie ad esaurimento non è stata preceduta da «un’analisi dei profili professionali necessari alla scuola italiana, ma si è adottata una logica capovolta: assumo questi insegnanti e poi vediamo che cosa gli possiamo far fare», spiega Gavosto”, il direttore della fondazione.
“Non mancano, inoltre, problemi di equità – si legge nel sito – nei confronti di altri precari delle graduatorie d’istituto, che in gran numero e sovente abilitati insegnano, invece, regolarmente sui posti che le GAE non riescono a coprire. Infine, troppo poco si sa della qualità del profilo professionale delle GAE, in particolare, di quella di chi non insegna da tempo o addirittura non ha mai insegnato (e ora verrebbe assunto in ruolo).
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La conclusione della Fondazione Agnelli è a dir poco pessimista: l’idea contenuta nella “Buona Scuola di assumere tutti i precari storici delle Graduatorie ad Esaurimento all’inizio del prossimo anno scolastico, se realizzata senza radicali correttivi, potrà avere effetti molto negativi, con il rischio di abbassare la qualità dell’offerta formativa e ostacolare nei prossimi anni il rinnovamento della scuola italiana e del corpo docente. La stessa intenzione – giusta e condivisibile – di andare verso la costituzione di un organico dell’autonomia, più esteso nei numeri e più ampio nelle funzioni e nelle responsabilità didattiche, rischia di fallire se si adotta la logica capovolta de La Buona Scuola, che parte dalla necessità di assumere tutte le GAE e non dagli effettivi bisogni della scuola nel presente e nel prossimo futuro”.
Le conclusioni della Fondazione Agnelli non sono piaciute a Marcello Pacifico, presidente Anief, secondo cui “non c’è nessuno squilibrio tra docenti e posti del Nord e del Sud, perché il personale verrà assunto sulla base di graduatorie di merito conseguenti a concorsi pubblici e a tirocini abilitanti: in tutti i casi, anche in occasione dei più recenti corsi di abilitazione organizzati attraverso i Tfa, i candidati docenti sono stati sempre selezionati sulla base di un numero di posti vacanti determinato dagli Uffici scolastici regionali”.
Il tempo delle polemiche, in ogni caso, sta per scadere: domenica prossima, 22 febbraio, il premier Matteo Renzi presenterà a Roma il primo dei due decreti di riforma sulla scuola, che il 27 febbraio avrà anche la “benedizione” del Consiglio dei ministri. Poi il documento passerà al vaglio delle Camere.
I GRAFICI INVIATI ALLA NOSTRA REDAZIONE DALLA FONDAZIONE AGNELLI
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