Nonostante, con la legge 117, Buona Scuola, sia stata resa obbligatoria la formazione in servizio, un prof di ruolo su due non si è ancora iscritto alla piattaforma nazionale nata nel 2017 per incrociare la domanda e l’offerta di aggiornamento professionale.
Lo ricorda Il Sole 24 Ore che esamina le ultime statistiche sull’utilizzo della piattaforma «Sofia»(Sistema operativo per la formazione e le iniziative di aggiornamento dei docenti).
Dei circa 700mila insegnanti a tempo indeterminato, solo 381mila si sono registrati al portale del Miur, a cui bisogna aggiungere il fatto che il 70% degli acquisti effettuati dai docenti con la card da 500 euro annui non ha riguardato libri o corsi formativi.
Anche per questo, precisa il giornale, diventa più chiaro il motivo per il quale la neoministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina, vuole rimettere mano anche a questo tema, accanto alla riforma del sistema di abilitazione a cui ha iniziato a lavorare già durante il suo recente passato di sottosegretaria.
La legge 107/2015 sulla Buona Scuola prevede infatti al comma 115: «Il personale docente ed educativo è sottoposto al periodo di formazione e di prova, il cui positivo superamento determina l’effettiva immissione in ruolo». E poi al comma 124 definisce la formazione in servizio «obbligatoria, permanente e strutturale».
Dopo una partenza in sordina (89mila prof iscritti nell’anno scolastico 2016/17) il numero degli insegnanti registrati è via via cresciuto fino ai 381.590 di inizio gennaio. Ancora pochi però rispetto alla platea complessiva di destinatari.
“Oltre a 150 ore di permessi retribuiti, per aggiornarsi, i prof possono contare su un bonus di 500 euro annui. Ma finora lo hanno utilizzato soprattutto per comprare tablet e Pc. Dei 315 milioni di importi validati per acquisti nell’anno scolastico 2018/19 oltre 210 milioni (vale a dire i 2/3) hanno riguardato la voce hardware e software. Mentre le risorse andate a libri e corsi si sono fermati a 94 milioni (pari al 29%). In crescita rispetto ai 91 milioni (pari al 26%) del 2017/18 e ai 55 (il 21%) del 2016/17, non così tanto da poter considerare ormai consolidata l’idea che la formazione in servizio è un dovere di ogni docente, e non l’ennesimo adempimento burocratico”.
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