La formazione obbligatoria dei docenti, sia sotto il profilo delle modalità di attuazione che quello del monte orario a cui sono soggetti sta diventando un tormentone.
A favorire i dubbi concorre la matassa legislativa che dovrebbe essere letta – se non studiata – attentamente dai diretti destinatari e che richiede in alcuni casi anche uno sforzo interpretativo, che a dire il vero, per questa parte non sarebbe particolarmente difficile per chi giornalmente si imbatte nel grande universo delle norme che la legge 107 ha prodotto.
Ecco perché i chiarimenti che arrivano in forma di interpretazione autentica da parte degli addetti ai lavori sono sempre utili e per così dire fanno notizia.
Durante un workshop di formazione che si è tenuto a Soverato presso l’ITT Malafarina di Soverato, diretto dal DS Domenico Servello, infatti la Dott.ssa Domenica Di Sorbo, dirigente tecnico del MIUR, che ha partecipato in rappresentanza della CapoDipartimento Rosa De Pasquale, assente per imprevisti e improrogabili impegni al MIUR (il lavoro in questi giorno a Viale Trastevere è intenso e sono in corso con i rappresentanti dei vari uffici territoriali, briefing operativi in vista delle prossime scadenze) ha illustrato alcuni aspetti della formazione, rispondendo indirettamente ad alcune domande.
Innanzitutto, ha detto la Dott.ssa Domenica Di Sorbo “la formazione è obbligatoria anche se non è stabilito un monte ore per ciascun docente; l’interessato, sulla base delle esigenze personali e del progetto formativo dell’istituto di appartenenza, sceglierà i percorsi formativi che andranno ad arricchire il proprio portfolio professionale“.
Insomma, ha chiarito la dirigente di Viale Trastevere, bisogna considerare la cura della propria formazione come “scelta personale prima ancora che come obbligo; questo permette al docente di ragionare sulle tappe più significative della propria esperienza e può servire da volano per la futura carriera professionale”.
Inevitabile diventa a questo punto, sulla base delle affermazioni di Domenica Di Sorbo, una considerazione sul “bonus docenti”, per il quale un insegnante potrebbe, grazie alla formazione, raggiungere quelle specifiche competenze che l’istituto in cui opera richiede ed aggiungere alla gratificazione professionale anche quella economica. Anche questo sarebbe un modo per attuare l’autonomia scolastica, associando a corretti parametri la valutazione del merito e nello stesso tempo sganciandolo da lacci troppo rigidi.