I lettori ci scrivono

La formazione sul sostegno deve essere erogata dalle Università. Risposta alla Latini

Relativamente all’intervista rilasciata dalla Deputata Giorgia Latini, noi docenti precari di sostegno ci sentiamo di dissentire rispetto alle dichiarazioni rilasciate.

Quando la Latini afferma “fino ad oggi non tutti i docenti di sostegno sono stati ben formati e sono la stragrande maggioranza” si riferirà sicuramente a tutti quei docenti che hanno conseguito un titolo di specializzazione all’estero e non in Italia oppure non specializzati. È quantomeno necessario ricordare, difatti, che il percorso ITALIANO quantificato in 60 CFU prevede: un accesso a numero chiuso con l’espletamento di tre prove, lezioni seguite in presenza, attività laboratoriali in presenza, un tirocinio di 150 ore, circa 20 esami ed una discussione finale sull’attività di tirocinio svolta e una tesi su un argomento a scelta del candidato. Le uniche ore svolte on line, sono quelle necessarie all’apprendimento delle TIC.

Invece, i corsi per la specializzazione per l’attività di sostegno organizzati in Europa, principalmente in Spagna, Grecia, Romania e Regno Unito non sono a numero chiuso e la modalità di frequenza è 100% on line. Considerando che in Romania e nel Regno Unito ancora vi sono le classi differenziali, la Latini ci trova perfettamente d’accordo quando dice che la preparazione di questi docenti è carente ma dubitiamo anche sul fatto che 30 crediti siano sufficienti ad acquisire le conoscenze e le competenze tali da poter affiancare efficacemente gli studenti con disabilità.

Purtroppo, come sta già avvenendo nel nostro caso, il Ministero sta completamente ignorando quanto già affermato dalle associazioni di categoria, dalle principali sigle sindacali e da altre rappresentanze come la SIPES. La prof.sa Giaconi, in un suo precedente intervento, ha evidenziato l’importanza della formazione che deve essere erogata e camminare sui binari delle Università. Sono le uniche in grado di garantire degli standard di qualità e di offrire competenze in uscita al profilo di docente. Ha dichiarato, poi, come ci sia una discrepanza dell’offerta formativa del DL 71 (anche in termini di modalità di frequenza del corso), ha proposto inoltre un innalzamento livello dei crediti dagli attuali 30 CFU a 40 CFU ed inoltre ha espresso non poca preoccupazione rispetto ai titoli esteri in uscita dai corsi INDIRE non possono prescindere dai titoli universitari.

Invece, per quanto riguarda le sue dichiarazioni sulla continuità didattica “qualora vi sia una richiesta da parte delle famiglie, sulla base di un rapporto venutosi a creare nel corso del tempo tra l’insegnante di sostegno, allora entra in gioco l’eventualità di produrre la continuità didattica”, non è ancora chiaro come tale scelta possa coniugarsi con l’algoritmo ed aspettiamo da tempo dei chiarimenti in merito. Fatto sta che, come previsto dalle tabelle di valutazione dei titoli dell’ordinanza 88/24, l’opportunità di inserire 36 punti sulla graduatoria del sostegno derivanti dai corsi abilitanti SU MATERIA pregiudica seriamente la possibilità di garantire la continuità didattica agli alunni con disabilità.

Se tali scelte sono state fatte per risolvere il problema delle cattedre scoperte nelle province del Nord Italia, è necessario evidenziare come queste strategie sono totalmente inefficaci e stanno, invece, contribuendo a sminuire la figura del Docente di Sostegno specializzato in ITALIA oltre che ad incentivare il business delle “fabbriche dei titoli” (come anche denunciato dalla Gilda degli Insegnanti). Soluzioni valide potrebbero essere, invece:

  • Rispetto ad una carenza dei docenti di sostegno. eliminare il numero chiuso dei corsi di specializzazione per le attività di sostegno in ITALIA. Si eviterebbe così di foraggiare enti privati che fanno da tramite con le Università estere;
  • Risolvere il problema delle cattedre vacanti al Nord mettendo in conto incentivi economici per i docenti fuori regione che sono obbligati ad esodare.

Docenti Precari Specializzati Sostegno

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