Disabilità

La fuga dei docenti di sostegno e la mancanza di specializzati

Riceviamo e volentieri pubblichiamo il seguente intervento di Salvatore Nocera, ex presidente della FISH, Federazione italiana per il superamento dell’handicap, sul fenomeno dell’abbandono dei posti di sostegno e sulla creazione di apposite classi di concorso.

Ho appena letto sul sito della Tecnica della Scuola l’articolo di Reginaldo Palermo dal titolo: Mobilità: “4mila docenti lasciano il posto di sostegno per passare su posto comune” e sono rimasto esterrefatto…

Infatti, circa un terzo degli oltre centocinquantamila docenti per il sostegno è privo di specializzazione e quattromila docenti specializzati vanno su posti comuni! Questa è la conseguenza di non aver mai voluto accogliere la domanda che molte associazioni di famiglie e persone con disabilità, specie aderenti alla FISH, sollevano da anni della creazione di apposite classi di concorso apposite per il sostegno, una per ordine e grado di istruzione.

La classe di concorso favorisce una chiara scelta professionale fin dagli studi universitari e non una scelta apparentemente professionale, ma in verità di opportunismo perché, mentre le altre cattedre sono in calo a causa della riduzione delle nascite, quelle di sostegno sono in aumento come dimostreranno i dati statistici in continua crescita delle ultime decine di anni.

Così è molto più facile entrare in ruolo su posto di sostegno e dopo i cinque anni di obbligo di permanenza (adesso ridotto a tre), acquisiti i punteggi di continuità, è molto più semplice passare su cattedra comune, magari vicini a casa. Ovviamente non è fortunatamente “l’andazzo” della maggioranza dei docenti per il sostegno, molti dei quali permangono, come affermato nell’articolo, anche ben oltre i cinque anni. Però che l’orientamento dei più, come dimostrato dalla perenne carenza di docenti specializzati di ruolo, è purtroppo quella denunciata dai dati impietosi.

L’istituzione di apposite classi di concorso per il sostegno garantirebbe pure la continuità didattica, poiché per passare da posto di sostegno a quello curricolare occorre partecipare al concorso di mobilità “professionale”, che è a numero chiuso e necessita del possesso dei requisiti per poter ricoprire il posto curricolare su cui si chiede il trasferimento.

Ed egualmente incredibile è per alcuni aspetti il rifiuto dei Sindacati all’effettuazione dei corsi di aggiornamento obbligatorio in servizio per i docenti supplenti nominati su posto di sostegno senza il possesso della specializzazione, data, come detto, l’endemica carenza di docenti specializzati.

Se i Sindacati chiedono che le modalità di svolgimento dei corsi, già finanziati dalla ultima legge di bilancio debbano essere oggetto di negoziazione sindacale, come per legge, concordo pienamente; se però esso fosse motivato dal rifiuto di svolgere le 25 ore fuori dell’orario del servizio e per giunta con esonero dalle lezioni, allora, mi spiace dover essere in disaccordo.

Infatti, questi supplenti debbono essere “di sostegno” all’inclusione scolastica degli alunni con disabilità e come fanno se sono essi ad aver bisogno di “sostegno”, data la loro totale impreparazione in proposito.

Si pensi che quanti frequentano i corsi di specializzazione sono sottoposti a prove selettive rigorose prima di essere ammessi e poi debbono sostenere esami selettivi prima di prendere la specializzazione; come si può pensare che questi frequentino queste 25 ore (una miseria rispetto alle circa 500 ore di specializzazione), lasciando le classi appena prese all’inizio dell’anno a loro supplenti e frequentando le 25 ore “fuori dell’orario di servizio”, il che in parole povere significa che debbono essere pagati come lavoro straordinario. Tutti i docenti hanno, come orario di servizio, 80 ore annue non di lezione, proprio per lo svolgimento di attività “funzionali all’insegnamento”; e cosa ci può essere di più funzionale che un minimo di formazione sul lavoro delicatissimo che debbono svolgere.

Il Ministero deve seriamente riprendere in mano il fondamentale problema di un piano pluriennale di specializzazione dei docenti per il sostegno, con un aumento delle ore di specializzazione, oggi ridotto ad un solo anno con una specializzazione che riguarda tutte le diverse tipologie di disabilità, quando fino al 1986 essi erano biennali e riguardavano ciascuno una sola tipologia di disabilità.

Che senso ha sbandierare a tutto il mondo che l’Italia è l’unica Nazione al mondo che ha attuato l’inclusione scolastica generalizzata di tutti gli alunni con disabilità, se poi la prassi è quella che ci dimostrano i dati statistici vergognosi?!

E’ indifferibile un’immediata riunione dell’Osservatorio del Ministero dell’istruzione, scaduto da mesi , riconvocato “in prorogatio”, data l’urgenza del caso per affrontare un problema che si trascina da anni e che deve assolutamente trovare un avvio di soluzione.

Mi rendo conto che il Ministero ha il gravissimo problema dell’avvio del programma rientrante nel piano nazionale di resilienza e ripresa; ma questo aspetto deve essere un aspetto qualificante di tale piano.

Altrimenti, così continuando, per oltre un terzo dei quasi 300.000 studenti con disabilità i docenti per il sostegno continueranno ad essere dei semplici “badanti” e per i circa 100.000 di ruolo il posto di sostegno continuerà ad essere uno splendido trampolino di lancio per il posto comune.

Redazione

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