Oggi distanza di 9 anni leggo sulle pagine de Il Secolo XIX di Genova un articolo in cui Cingolani dice: “La fuga dei cervelli è una bufala tenuta su da chi ne ha interesse, come le Università. Certo è un problema nel momento in cui non sappiamo offrire standard internazionali a chi sarebbe interessato a venire in Italia. All’Iit, più del 40% dei ricercatori è straniero: americani, tedeschi, persone altamente qualificate. Dare più soldi con questo sistema di regole porterebbe a risultati molto meno apprezzabili rispetto a quelli che si avrebbero cambiandole. Il tempo indeterminato dopo 36 mesi significa ammazzare la ricerca.
Bisogna andare in giro e apprendere le conoscenze in diverse parti del mondo. La ricerca è basata sulla rotazione dei cervelli. Solo quando si è maturi bisogna stabilizzarsi. Bisogna compiere una scelta come hanno fatto in Giappone, negli Stati Uniti, in Germania. Non si può fare tutto. Bisogna avere un obiettivo, investire e rischiare. Ma siamo imprecisi e molto spesso non portiamo le scelte fino in fondo “.
Al Prof Cingolani vorrei rispondere con le parole di un articolo di Alessandro Rosina docente di Demografia e Statistica sociale dell’Università Cattolica di Milano e presidente dell’associazione ITalents, organizzazione che punta a creare una piattaforma permanente di contatto fra i talenti italiani che sono emigrati all’estero. Rosina, infatti, dice (http://www.artribune.com/2013/11/fuga-di-cervelli-un-fenomeno-statistico-e-sociologico-raccontato-da-alessandro-rosina/ ): “ I dati Ocse evidenziano come l’Italia sia stato negli ultimi quindici anni l’unico grande Paese europeo a presentare un valore negativo del tasso di scambio di individui altamente qualificati (OECD 2005).
Secondo i dati Istat, nel primo decennio di questo secolo a cancellare la propria residenza in Italia sono stati oltre 300mila cittadini. Ma oltre al dato quantitativo è soprattutto da notare che la componente di emigrati maggiormente cresciuta nel tempo è stata proprio quella dei giovani più qualificati. L’incidenza dei cittadini laureati sul totale dei trasferimenti di residenza per l’estero è infatti più che raddoppiata, salendo dall’11,9% del 2002 al 27,6% del 2011.
Le destinazioni principali nel 2011, anno più recente disponibile, sono state nell’ordine: Germania, Svizzera, Regno Unito, Francia, Stati Uniti. Ma rilevante è anche il flusso verso i Paesi emergenti in forte crescita, come Brasile, Cina, Sudafrica “. Quindi si può asserire che la fuga di cervelli dall’Italia non solo esiste ma nell’ultimo decennio è quasi triplicata, ma non tutti sono d’accordo.
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