Cultura tecnologica – Quale peso assume la tecnologia nella società attuale? È scontato ricordare che progressi qualitativi importanti nello sviluppo della tecnologia ce ne sono sempre stati.
È forse un po’ meno scontato, invece, rilevare la centralità che sono andate assumendo negli ultimi decenni le tecnologie dell’informazione. In particolare, assistiamo al progressivo convergere delle modalità dell’informazione parlata, scritta e visiva verso un unico modo di attuazione: quello digitale.
Non siamo in pochi a cedere alle lusinghe tecnologiche, così che ne risultano modificati non solo, e non tanto, gli stili di vita, quanto i percorsi della riproduzione sociale.
Nelle comunità virtuali, nei blog, ecc. si scambiano parole, si accendono dibattiti, si fanno pettegolezzi, più o meno tutto quello che succede nella vita reale, ma lasciandosi dietro il corpo.
È, dunque, una presenza pesante e pervasiva quella della tecnologia!
Qual è, invece, il grado della diffusione della cultura tecnologica nella società? “La lepre della tecnologia e la tartaruga della cultura”: potremmo usare questa metafora per descrivere il ritardo con il quale si va diffondendo una cultura tecnologica. E nella scuola, tra i luoghi deputati alla diffusione della cultura, le cose non vanno molto diversamente.
La funzione tecnica: presenza residuale o identità negata? – La complessità tecnologica che si è andata affermando nelle istituzioni scolastiche, rafforza l’auspicio che questa figura professionale possa essere presente nei diversi ordini di scuola e non solo in quelle secondarie. È la diffusione di laboratori multimediali e linguistici, ma anche l’affermazione delle reti informatiche e telematiche in ogni scuola a rafforzare in molti la convinzione della necessità dell’ausilio del personale tecnico alla loro gestione. Inoltre, l’assegnazione agli uffici amministrativi delle scuole di compiti e funzioni che richiedono conoscenze e competenze non più riconducibili al solo profilo di assistente amministrativo, pone nuovi problemi. Eppure, il fatto che le dotazioni organiche sono deliberate dalla Giunta esecutiva e non dall’amministrazione centrale, la mancanza di un forte impegno lavorativo durante i periodi di interruzione delle attività didattiche, la debolezza di alcuni percorsi formativi di riqualificazione o, infine, l’atavico rifiuto di qualcuno dell’appartenenza al personale ATA, non fanno altro che alimentare l’idea abbastanza comune che in fondo di questo personale si possa fare a meno, che, in fondo, la sua presenza sia residuale. Le recenti disposizioni relative agli organici per il prossimo anno scolastico non fanno altro che confermare questa idea.
L’immagine che gli altri hanno di questi lavoratori viene così a costruirsi anche sul sospetto e la diffidenza.
Questa sessione tematica ha lo scopo di rappresentare, nel senso di riportare a sé, il lavoro tecnico. Occorre, cioè, lavorare per il superamento di alcune condizioni, oggettive e soggettive, che ostacolano il percorso di costruzione della propria identità da parte degli assistenti tecnici.
La figura dell’assistente tecnico rappresenta (dovrebbe rappresentare) senz’ombra di dubbio il fulcro delle attività svolte in laboratorio. Questo ruolo viene talvolta “giocato” come alternativo a quello del docente, altre in concorrenza con esso, più spesso senza una forte consapevolezza del peso che assume (dovrebbe assumere) nella costruzione del percorso formativo degli studenti.
Se da un lato a questa figura sono richieste anche competenze generali, trasversali rispetto all’organizzazione della scuola, così da partecipare alla realizzazione degli obiettivi formativi, dall’altro è necessario lavorare al rafforzamento dell’identità di cui si diceva, che trova nella definizione del profilo professionale data dal Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro il suo momento iniziale.
La figura dell’assistente tecnico in alcuni istituti contrattuali – Il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro, del 24 luglio 2003, è la fonte principale che disciplina le attività e le competenze del profilo professionale dell’assistente tecnico, nell’ambito dell’organizzazione dei servizi.
La figura dell’assistente tecnico è collocata nell’area B del personale ATA, con compiti di: conduzione tecnica dei laboratori, officine e reparti di lavorazione, garantendone l’efficienza e la funzionalità, e il supporto tecnico allo svolgimento delle attività didattiche, provvedendo, inoltre, alla guida degli autoveicoli e loro manutenzione ordinaria. Assolve i servizi esterni connessi con il proprio lavoro.
Nell’ambito delle attività assegnate l’assistente tecnico ha autonomia operativa e responsabilità diretta.
Il profilo richiede la figura di un tecnico che possieda le qualità professionali per garantire il funzionamento di macchine e attrezzature, anche complesse. L’assistente tecnico, quindi, avrà il compito di sovrintendere al funzionamento del laboratorio, in modo da consentirne il pieno utilizzo da parte di alunni e docenti.
L’ultimo CCNL ha volutamente fornito solo connotazione e contorni delle funzioni dell’assistente tecnico: non elenca minuziosamente cosa questi debba fare e come debba agire per svolgere il proprio ruolo, ma indica ciò di cui dovrà occuparsi. Questo è quanto possiamo trarre dal confronto tra la definizione del profilo data dal CCNL 1998/2001 e quella del CCNL 2002/2005, senza ritenere, tuttavia, che le attività non riportate nel contratto vigente non siano più assegnate a tale figura.
Per gli assistenti tecnici tenuto conto della specificità della loro funzione, che è strettamente collegata all’attività didattica, la prestazione lavorativa è articolata in:
Nei periodi di sospensione dell’attività didattica l’intero orario è utilizzato per attività di manutenzione del materiale tecnico-scientifico-informatico dei laboratori, officine, reparti di lavorazione o uffici di loro competenza.
CCNL 1998/2001 CCNL 2002/2005
B/2 Profilo: Assistente tecnico – Esegue attività lavorativa, richiedente specifica preparazione professionale, conoscenza di strumenti e tecnologie anche complessi, con capacità di utilizzazione degli stessi, nonché di esecuzione di procedure tecniche e informatiche. Svolge attività di supporto tecnico al docente, relativamente alle attività didattiche e alle connesse relazioni con gli studenti.
Ha autonomia e responsabilità nello svolgimento del lavoro con margini valutativi, nell’ambito delle direttive e delle istruzioni ricevute.
È addetto alla conduzione tecnica dei laboratori, delle officine o dei reparti di lavorazione garantendone l’efficienza e la funzionalità in relazione al progetto annuale di utilizzazione didattica, oppure alla conduzione e alla manutenzione ordinaria degli autoveicoli utilizzati dall’istituzione scolastica per lo svolgimento di attività connesse alle finalità formative. In questi ambiti provvede:
Area B: Nei diversi profili svolge le seguenti attività specifiche con autonomia operativa e responsabilità diretta:
(art. 7 del II° biennio economico 2003/2005) – È utile anche solo elencare questi articoli contrattuali perché ci consentono di introdurre l’ampio spettro di questioni legate all’Autonomia scolastica, in particolare quelle legate alla funzione tecnica.
Autonomia scolastica: il Piano dell’Offerta Formativa e il lavoro del personale ATA.
La dimensione contrattuale ha avuto tra i suoi intenti anche quello di raccogliere le esigenze poste alle scuole dall’Autonomia e di individuare specifici strumenti che a queste esigenze potessero dare adeguate risposte.
Ad ogni singola scuola compete, invece, la capacità di tradurre concretamente le scelte contrattuali in pratiche lavorative e in opportunità di crescita professionale per i lavoratori, da inserire insieme alle altre attività nel Piano dell’Offerta Formativa, “pietra angolare” della scuola dell’Autonomia. In regime di autonomia, dal 1 settembre del 2000 ogni scuola è tenuta ad adottarlo. È il documento fondamentale di una scuola di cui ne esplicita l’identità culturale e progettuale.
Il conferimento dell’autonomia (organizzativa, finanziaria, didattica, di ricerca e di sviluppo) alle scuole ha prodotto un innalzamento delle competenze professionali e delle abilità specifiche per tutto il personale ATA, spesso raggiunto però solo grazie all’impegno personale di tante lavoratrici e di tanti lavoratori. Questo perché le scuole si sono trovate a gestire questo nuovo modello senza un adeguato sostegno da parte del governo, che anzi non ha tardato a depotenziare il ruolo dell’unità dei servizi.
Ogni istituzione scolastica, al fine di realizzare il POF, ha diversificato la richiesta di prestazione lavorativa al proprio personale. Questo ha comportato una diversificazione delle funzioni anche per l’assistente tecnico. La figura dell’assistente tecnico si è dunque trasformata, ormai definitivamente, da carriera rigidamente esecutiva in una professionalità piena, con autonomia, margini valutativi e responsabilità nello svolgimento del lavoro, finalizzata a sostenere le complesse occorrenze organizzative, didattiche e di innovazione tecnologica collegate alle peculiarità della scuola autonoma.
La partecipazione degli assistenti tecnici alla realizzazione del POF si colloca all’interno del più ampio modello di organizzazione del lavoro che definisce i compiti e gli ambiti di responsabilità e di autonomia dei vari servizi della scuola (generali, amministrativi e tecnici) definito dal Dirigente scolastico d’intesa con il Direttore dei servizi g.a. È in relazione a tale modello organizzativo che il Dsga definisce il Piano annuale delle attività.
La specificità della funzione tecnica nel Piano delle attività del personale ATA.
Il Dsga formula una proposta di Piano delle attività relativa all’organizzazione del lavoro e all’articolazione dell’orario del personale ATA, nonché all’individuazione delle attività aggiuntive da retribuire con il Fondo di istituto e agli incarichi specifici.
Il Dirigente scolastico, verificatane la congruenza rispetto al POF ed espletate le procedure di cui all’art. 6 del CCNL (contrattazione di istituto e relazioni a livello di istituzione scolastica) adotta il Piano, la cui attuazione è affidata al Dsga.
La predisposizione del Piano delle attività nella parte relativa alla funzione tecnica, avviene sulla base del numero di assistenti tecnici che, diversamente dal restante personale ATA, è definito dalla stessa istituzione scolastica in fase di determinazione dell’organico di diritto.
È la Giunta Esecutiva a determinare la dotazione organica; si tratta di una competenza residuale tra quelle che la Giunta aveva acquisito con i Decreti Delegati del 1975 e non abrogata dalle normative successive.
La titolarità, cioè l’assegnazione dell’assistente tecnico a uno o più laboratori della scuola, tiene conto di questa determinazione e si realizza articolando l’orario di ciascun assistente tecnico (art. 52 comma 2 del CCNL) in modo che abbia almeno 24 ore in compresenza del docente.
In questo senso, la determinazione dell’organico da parte della Giunta esecutiva, l’articolazione dell’orario e i contenuti del profilo professionale, con i relativi compiti e responsabilità, concorrono a definire la figura dell’assistente tecnico come quella che “ha titolo”, dunque è titolare, per essere in laboratorio.
Non è poi di secondaria importanza il fatto che non vi può essere interscambiabilità di tale figura nei laboratori indipendentemente dai titoli professionali posseduti. In altre parole, i contenuti, comuni, del lavoro degli assistenti tecnici si realizzano tramite un’attività professionale diversa.
Al pari del restante personale ATA, gli assistenti tecnici sono posti alle dirette dipendenze del Dsga, anche se tale dipendenza, che potremmo definire “organizzativa”, afferisce a quegli aspetti di coordinamento dell’unità dei servizi generali, tecnici e amministrativi, inerenti l’orario, le turnazioni, il lavoro aggiuntivo, i recuperi compensativi, gli incarichi, ecc., contenuti nel Piano delle attività del personale ATA.
È comunque evidente che permane il collegamento operativo e funzionale con il referente/direttore di laboratorio e gli altri docenti per le occorrenze di tipo tecnico specialistico e per le finalità di ordine didattico. Anzi, in riferimento al personale tecnico possiamo più propriamente parlare di una peculiarità che connota questo profilo più di quanto non accada negli altri: l’assistente tecnico non deve rispondere a responsabilità educative e formative dirette, eppure contribuisce alla realizzazione del percorso di partecipazione attiva degli alunni al lavoro sperimentale.
A questo punto è utile introdurre nella discussione un ulteriore elemento, quello della progettualità/programmazione dell’attività di laboratorio. Il Progetto didattico nei laboratori: progettualità e programmazione nel loro utilizzo. In laboratorio si svolgono attività che prevedono la compresenza del docente di teoria, spesso dell’ITP e comunque dell’assistente tecnico. L’importanza di queste attività è stata e per molti versi lo è ancora, nel costruire uno specifico spazio di approfondimento e verifica dei concetti delle diverse discipline trattati in sede teorica, che altrimenti rimarrebbero più difficili da capire e far propri da parte degli studenti. Sono dunque attività di sintesi per lo sviluppo del sapere, del saper fare e del saper agire.
In questo contesto, il lavoro dell’assistente tecnico è strumentale alla didattica:
la sua funzione si realizza nell’adempimento di attività che potremmo suddividere in due diversi momenti. Il primo è la realizzazione dei compiti necessari alla gestione del laboratorio, il secondo è di supporto tecnico all’attività didattica del docente. A queste attività, che costituiscono il “nocciolo duro“ della funzione tecnica, se ne affiancano altre che, specie tra quelle aggiuntive, sono andate
assumendo un peso significativo: supporto al DSGA nelle procedure negoziali (consulenza nell’acquisto di beni e servizi) e nella gestione patrimoniale, partecipazione alla commissione di collaudo dei beni e servizi, supporto informatico alle attività delle segreterie.
La conduzione tecnica dei laboratori – autonomia operativa e responsabilità diretta dell’assistente tecnico Il profilo dell’assistente tecnico si caratterizza nella conduzione tecnica dei laboratori, di cui deve garantire l’efficienza e la funzionalità. Nell’assolvere tale compito l’assistente tecnico ha autonomia operativa e responsabilità diretta. Queste si esplicano attraverso alcune operazioni:
La funzione tecnica in rapporto alla didattica – Quella dell’assistente tecnico può essere definita a ragione come una funzione a tutto tondo, giocata tra il supporto all’attività dei docenti, sul piano professionale, e lo sviluppo di reti relazionali, certo con i docenti ma anche con gli studenti, secondo modalità che dovrebbero essere orientate alla creazione di un clima organizzativo positivo. A prescindere dal tipo di laboratorio da “condurre”, ciascun assistente tecnico è “attore” nell’area della relazione interpersonale che avviene prima di tutto sul piano umano e poi professionale.
L’assistente tecnico svolge il proprio incarico secondo quanto previsto dal Piano delle attività, dal regolamento del laboratorio e in collegamento diretto con il docente del laboratorio, il quale avrà codificato in specifiche procedure i programmi didattici che intende proporre ai propri studenti. Tuttavia, non è pensabile che lo svolgimento delle attività legate ai corsi curricolari e ai diversi progetti presenti nel POF possa avvenire senza una attenta programmazione e pianificazione dell’uso dei laboratori che coinvolga tutti i docenti (teorici e ITP) afferenti ad un medesimo ambito disciplinare o che, comunque, utilizzano/intendono utilizzare i laboratori.
Il Consiglio di classe, i Dipartimenti per discipline, ecc. ma anche il Collegio dei docenti e il Consiglio di Istituto, sono tra le sedi depositarie di questi compiti. È invece da rilevare come sia residuale, almeno formalmente, la partecipazione dell’assistente tecnico a scelte che influiscono in maniera decisiva sul suo lavoro.
È necessario che ciascuna scuola con il proprio Progetto didattico di utilizzo dei laboratori garantisca:
Una scuola che si pone questi obiettivi è una scuola capace di coordinare meglio il lavoro richiesto all’assistente tecnico all’interno di un progetto didattico complessivo che, non dobbiamo mai dimenticarlo, mira al raggiungimento del successo formativo degli alunni e ad una loro maggiore e consapevole integrazione nella società.
Il valore della prestazione professionale per dare centralità alla funzione tecnica.
La condivisione degli obiettivi istituzionali della scuola è un concetto guida nello svolgimento dell’attività professionale dell’assistente tecnico.
La realizzazione di questa condizione essenziale è il coinvolgimento nelle sedi dove si progettano gli interventi didattici.
Questa, tuttavia, è condizione necessaria ma non sufficiente a permettere che l’assistente tecnico possa ri-appropriarsi del valore della propria prestazione professionale e ri-costruire così l’identità di cui si diceva sopra.
Il modo di porsi verso il proprio lavoro deve tornare ad essere “centrale” rispetto all’attività di laboratorio.
È importante far conoscere, sostenere, diffondere le “buone pratiche” che le scuole al proprio interno possono mettere in campo per valorizzare il ruolo professionale degli assistenti tecnici.
La valorizzazione professionale del personale ATA e in particolare degli assistenti tecnici passa anche attraverso la proposta di innalzamento del titolo di studio per l’accesso ai profili contenuta nella piattaforma contrattuale unitaria.
Altri interventi strutturali di più ampia portata devono, però, caratterizzare questo percorso.
Tra questi:
È importante che il sindacato, in occasioni come l’iniziativa di oggi, si apra all’ascolto dei lavoratori e delle lavoratrici, con il loro vissuto che non può emergere dalla fredda lettura degli articoli contrattuali. Sono istanze su cui riflettere per costruire proposte che ci impegnino anche su terreni non facili come la riscrittura del profilo professionale.
Chi di certo non può esimersi dall’affrontare la questione è l’Amministrazione. Non ci piace affatto continuare a ricevere risposte che pongono la questione della funzione tecnica nella scuola soprattutto nei termini di “quanti sono” (leggasi organici), ancor meno se ai numeri si antepone il segno meno.
Leonardo Macaluso
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