Secondo il rapporto del Centro operativo Aids (Coa) dell’Istituto superiore di sanità (ISS) nel 2012 le nuove diagnosi di infezione da Hiv in Italia sono rimaste in linea di massima stabili: 3.853 casi notificati. Un’incidenza di 6,5 nuovi casi per 100mila persone. Rispetto agli anni precedenti, sottolinea l’l’Iss, il numero di segnalazioni è rimasto sostanzialmente invariato, ma i dati evidenziano un progressivo aumento dell’età mediana alla diagnosi e un cambiamento delle modalità di trasmissione: calano infatti i casi tra i consumatori di sostanze per via iniettiva, mentre aumentano quelli attribuibili alla trasmissione per via sessuale. L’incidenza di Hiv tra gli stranieri è circa quattro volte più alta rispetto agli italiani. L’Italia è uno dei paesi al mondo dove la mortalità è più bassa. Inoltre i farmaci antiretrovirali, che hanno contribuito a tenere sotto controllo l’infezione, si stanno diffondendo sempre di più: nei paesi a basso e medio reddito vi hanno accesso circa 10 milioni di persone.
A livello di ricerca e innovazioni terapeutiche, la più importante è stata presentata pochi giorni fa, e si tratta del primo vaccino terapeutico pediatrico al mondo contro l’Hiv, sperimentato con successo all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma su 20 bambini. Si tratta di un vaccino che funziona “educando” il sistema immunitario di una persona infetta a reagire contro il virus, tenendolo sotto controllo. Se dovesse funzionare, in futuro si potrebbe arrivare a poter sospendere i farmaci per questi pazienti.
Sondaggio Cesvi
Il sondaggio condotto dall’ong Cesvi sui tra i giovani di età fra i 16 e 34 anni, ha considerato la percezione dei giovani nei riguardi di quella che è una delle malattie infettive di trasimissione più letali e pericolose al mondo. Se da una parte l’Aids è stato al centro delle campagne di sensibilizzazioni negli anni a cavallo tra gli Ottanta e i Novanta, nel nuovo secolo, il rischio dell’Hiv sembra in parte passare in secondo piano. Infatti, dal sondaggio emerge che solo un ragazzo su tre considera l’Aids un rischio reale e ritiene che “non faccia più vittime”.
A questo dato si aggiunge che solo il 35% dei ragazzi e delle ragazze in Italia, nonostante sappiano perfettamente che la via di trasmissione principale è quella sessuale, usa abitualmente il preservativo e appena il 29% dichiara di aver fatto il test dell’Hiv. Inoltre, il sondaggio ha rilevato che un giovane su 5 è a rischio contaminazine in quanto perchè non ne ha sentito parlare a scuola e solo raramente sui media. Una mancanza in quanto secondo quanto l’attenzione deve restare costante: “Dove la malattia da sempre colpisce in maniera più drammatica l’attenzione non è calata e dove sono stati portati gli sforzi più grandi per l’accesso alle cure è possibile cogliere un dato positivo. Dal 2009 al 2012 il numero di nuove infezioni tra i bambini è diminuito del 40% grazie a servizi di informazione e distribuzione dei farmaci antiretrovirali per prevenire la trasmissione madre-figlio del virus. Nel solo Zimbabwe, con l’impegno di Cesvi, sono stati salvati oltre 3000 bambini, formati 2000 operatori sanitari e sottoposte a test quasi 90 mila donne. Tanto è stato fatto, ma è necessario continuare in questa direzione con le attività di prevenzione dell’Hiv dirette alle donne incinte, garantire la cura con i farmaci antiretrovirali, potenziare l’informazione e combattere la povertà”, afferma il presidente del Cesvi, Giangi Milesi.
La situazione nel mondo
Secondo i dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, sono due milioni gli adolescenti sieropositivi nel mondo, che spesso hanno meno possibilità degli adulti di accedere alle terapie e alle informazioni necessarie per curarsi. Che le morti legate all’Aids tra gli adolescenti tra 10 e 19 anni sono aumentate del 50 per cento tra il 2005 e il 2012, passando da 71mila a 110mila casi. Che 19 milioni di malati non hanno accesso ai farmaci antiretrovirali e che nel 2012 le infezioni da Hiv diagnosticate in Europa sono aumentate dell’8 per cento rispetto al 2011. In Italia invece il numero delle nuove diagnosi rimane sostanzialmente lo stesso da tre anni, cioè circa quattromila. E, come rilevano gli infettivologi, si scopre di essere sieropositivi tardi, in un quarto dei casi quando ormai la malattia è in fase conclamata. La trasmissione del virus avviene principalmente per via sessuale, mentre diminuiscono i casi dovuti all’iniezione di sostanze.
Tra gli Obiettivi di Sviluppo del Millennio, il 6° si propone di arrestare e invertire la tendenza della diffusione dell’epidemia di HIV entro il 2015. Ad oggi, risultati incoraggianti sono stati ottenuti da governi, agenzie internazionali e organizzazioni della società civile su prevenzione, trattamento e cura di HIV e AIDS. Un recente rapporto UNAIDS mostra che circa 35,3 milioni di persone convivevano con l’HIV nel 2012, un dato migliorativo rispetto agli anni precedenti, e che un numero sempre maggiore di persone sta ricevendo la terapia antiretrovirale. Allo stesso tempo, c’è stata una riduzione del 33 per cento nel numero di nuove infezioni tra il 2001 e il 2012, mentre i morti sono diminuiti di circa il 30 per cento dal 2005.
Molti paesi dell’Africa sub-sahariana hanno fatto registrare un significativo decremento della diffusione dell’HIV tra i giovani (15-24 anni), con una riduzione del 42 per cento tra il 2001 e il 2012. Anche con questi risultati incoraggianti, la prevalenza dell’HIV tra le giovani donne rimane due volte superiore a quella tra i coetanei maschi di tutta la regione. Sono pertanto necessarie sostanzialmente maggiori sforzi per ridurre il carico di malattia tra la popolazione giovane, in particolare tra le ragazze adolescenti, che affrontano un più alto rischio di infezione.
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