La giurista Elisabetta Frezza ha tirato un nuovo attacco al sistema scolastico italiano, stavolta nelle pagine di CulturaIdentità.it. Ecco le sue, come al solito durissime e pungenti critiche, intrise quasi di rassegnazione, sulla scuola.
Ecco il suo sfogo: “Chiunque abbia a che fare con la scuola ne constata ogni giorno il collasso. Eppure, nonostante tutto, nonostante persino gli stessi enti di rilevamento para-governativi registrino il tracollo degli apprendimenti, si va avanti pervicacemente, e impunemente, nella direzione segnata, senza pensare di correggere la rotta, tantomeno di invertirla. E chi lavora nella scuola, o usufruisce del servizio che la scuola offre, tace e acconsente. Perché irretito, perché obbediente a prescindere, o rassegnato, o frastornato dal fumo alzato da un gergo ipnotico col suo strisciante potere performativo. Della scuola resta solo l’insegna appesa sulla facciata, e a questo punto tanto varrebbe cambiarla”.
Ecco cosa ne pensa Frezza delle competenze acquisite dagli studenti di oggi: “Insufflati di un sacco di scemenze usa e getta (che confinano la didattica delle discipline in posizione del tutto marginale), gli studenti approdano alle medie, persino alle superiori, senza essere capaci di impugnare una penna, saper scrivere in corsivo e prendere appunti; senza riuscire a mantenere l’attenzione se non per un tempo sempre più breve; senza essere in grado di afferrare periodi complessi ma, ancor prima, senza comprendere il significato delle parole che eccedano un repertorio immiserito e volgarizzato. Sopravvive un solo modo verbale, l’indicativo, con giusto un paio di tempi, presente e passato generico. L’italiano della nostra tradizione letteraria sta diventando di fatto una lingua straniera: è sempre meno accessibile, a tratti del tutto incomprensibile”.
Ed ecco alcune battute sui genitori: “I genitori appaiono in generale sempre più gravemente infantilizzati. Faticano a leggere la mappa, si lasciano abbagliare e sedurre dagli effetti speciali esposti in vetrina (la vetrina si chiama PTOF e, grazie al regime di concorrenza tra istituti, contiene quante più attrazioni possibili per accaparrarsi la clientela).
La più parte di loro si accontenta del bel voto gonfiato, da ottenere senza fatica, senza stress e senza frustrazioni. Non comprendono – non solo loro per la verità – che la prodigalità valutativa, essendo una finzione, è non soltanto diseducativa, ma mortificante sia per il mittente sia per il destinatario. Hanno recepito l’idea che la scuola debba essere ritagliata come un abito su misura addosso al loro figlio, protagonista assoluto se non vero e proprio tiranno in un mondo che gli ruota attorno (peccato che questo figlio cambi taglia ogni momento, perché cresce e matura, e per fortuna)”.
“Il fatto è che la scuola deve tornare a fare la scuola. La scuola non è una struttura ludico-ricreativa o socio-assistenziale, non è nemmeno un centro di addestramento alle professioni del futuro o un’agenzia di collocamento”, ha chiosato Frezza.
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