Grande risalto oggi sul “Corriere della Sera” alle tematiche riguardanti la scuola. Due approfondimenti in prima pagina a cura di Gian Antonio Stella e Ernesto Galli della Loggia. Nel primo si analizza la situazione dei docenti di sostegno, nel secondo, invece, si va a fondo nel rapporto scuola-politica e si cerca di scavare nelle ragioni profonde della crisi radicale che in Italia ha colpito l’istruzione. “Dagli anni 80 la politica ha abdicato e ha lasciato sempre più agli esperti i poteri dei ministri, cancellando nei programmi ogni valenza formativa” – scrive Galli della Loggia.
“Senza una direzione unitaria la nostra scuola è una mirabile accozzaglia di progetti, corsi e attività con i più vari obiettivi. Gli spazi sono stati consegnati alla «tecnica» e all’«autonomia», con un percorso spesso ispirato al più vacuo cosmopolitismo”, aggiunge lo storico.
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Amara la conclusione del suo editoriale sul giornale milanese: “La scuola attuale, invece, è sempre più giudicata insignificante a cominciare dai suoi stessi alunni e dai loro genitori, perché essa per prima, illudendosi di guadagnarne chissà quale libertà, ha rinunciato al suo massimo significato, ha accettato il proprio declassamento a una dimensione puramente tecnico-operativa, quando va bene a dispensatrice di saperi anziché di cultura. Ha acconsentito, sta acconsentendo, alla tendenziale sostituzione di un docente con un computer. Mentre ormai, quasi come in un fatale gioco di specchi, la politica partecipa pur essa a questo inabissamento nel negativo: con il vicepresidente del Senato e presidente del Consiglio in pectore in caso di vittoria grillina, l’onorevole Di Maio, il quale, riferiscono le cronache, tra uno «spiano» e uno «spiassero» si affanna a indovinare come diavolo faccia la terza persona plurale del congiuntivo presente del verbo «spiare», ma non ci riesce nemmeno al terzo tentativo”.
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