Lo sciopero della scuola di martedì 5 maggio 2015 è stato davvero un evento storico, non solo per i numeri delle adesioni, ovunque oltre l’80% e il 90% di docenti e personale ata, con punte del 100% e conseguente completa chiusura delle scuole, ma anche e soprattutto per la saldatura ed unità di intenti registratisi fra dipendenti dell’amministrazione scolastica, studenti e genitori. Una novità di assoluta rilevanza che ha clamorosamente smentito lo snobismo e le battute di dubbio gusto pronunciate da esponenti del governo e dallo stesso presidente del consiglio nei giorni successivi la proclamazione dello sciopero nazionale.
Adesso, dopo i proclami oltraggiosi nei confronti dei docenti della scuola pubblica e il loro operato, pare stia tornando la ragione e una annunciata disponibilità ad aprire un dialogo vero nel merito delle questioni, attraverso un confronto effettivo che ponga realmente al centro il tema della costruzione della scuola del futuro che sia autenticamente luogo di costruzione ed esercizio dei principi di libertà, democrazia e diritti per tutti, secondo quanto sancito dalla Costituzione repubblicana.
Nonostante lo spezzatino delle manifestazioni organizzate a livello nazionale in sei grandi città, non è sfuggita a nessuno l’eccezionale e sorprendente mobilitazione registrata spontaneamente in decine e decine di centri minori, disseminati in ogni angolo del territorio italiano dove docenti, personale ata, studenti e genitori insieme hanno scandito in modo fermo, ma sereno, tutto la loro contrarietà verso un progetto di riforma calato dall’alto, proiettato verso un’involuzioneautoritaria e in senso privatistico.
Emblematico ci sembra l’esempio della vivace, colorata e plurale manifestazione che si è svolta a Cosenza, che ha coinvolto tutte le organizzazioni di categoria, ma soprattutto studenti, docenti, genitori e personale ata che in una mattinata di sole si sono ritrovati in circa duemila.
Guidato da Francesco Greco, presidente dell’Associazione Nazionale Docenti (AND) che aveva proclamato lo sciopero dei docenti e che da mesi sta combattendo una dura battaglia per la difesa della scuola pubblica ed effettivamente democratica, il corteo, partito da piazza Loreto, ha percorso le vie del centro cittadino raccogliendo il plauso ed il consenso spontaneo della gente comune che ha voluto solidarizzare con i protagonisti della protesta e sostenere le giuste rivendicazioni scandite da striscioni, cartelli ed efficaci slogan che hanno riassunto il senso profondo delle questioni sul tappeto.
Il punto d’incontro e di confronto si è avuto in Piazza dei Bruzi, davanti al Comune di Cosenza dove, su un palco allestito dai responsabili dell’AND, dopo l’intervento di apertura di Francesco Greco, hanno preso la parola in modo ordinato tutti coloro che lo hanno richiesto: docenti, ata, studenti delle scuole superiori e universitari, esponenti del sindacato, dirigenti scolastici che avevano deciso di aderire alla manifestazione, genitori e liberi cittadini; ha partecipato al dibattito portando il proprio contributo anche un gruppo di giovani studenti cosiddetti antagonisti.
Tutti gli interventi sono stati accomunati dalla ferma volontà di rifiutare in toto il disegno di legge del governo attualmente in discussione nelle commissioni parlamentari, sia per i contenuti assolutamente inaccettabili che vanno verso lo smantellamento della scuola pubblica,ma anche per le modalità arbitrarie e punitive con le quali si vogliono imporre.
In altri termini, è stato detto a chiare lettere che il tempo in cui il preside era un funzionario nominato dal Ministero e che i docenti erano nelle disponibilità del governo, appartiene ad un passato inglorioso che la storia ha definitivamente superato e condannato e che è fin troppo scoperto il goffo tentativo di presentarlo sotto mentite spoglie; che la “buona scuola” esiste già, è quella che si mette quotidianamente in gioco, è pronta a cogliere le sfide del cambiamento ed è proiettata verso il futuro, in un incessante impegno nella formazione di uomini e donne liberi e di teste ben fatte.
Quella che manca in questo momento è una vera “buona politica”, capace di fare pienamente la propria parte in termini di provvedimenti ispirati a saggezza e lungimiranza, meno gridata o inutilmente aggressiva, per come richiede un’epoca di sfide globali qual è quella che stiamo vivendo.
Insomma, una giornata di festa della libertà e della democrazia, in cui si è dimostrata grande maturità e civiltà da parte di tutti i partecipanti. Una gran bella lezione che il mondo della scuola ha saputo impartire concretamente, che forse anche chi non voleva vedere e non voleva sentire, ha finalmente appreso.
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