Categorie: Estero

La guerra è guerra: a Gaza i bimbi non hanno più tempo per la scuola

La guerra è guerra. La sua crudeltà non guarda in faccia nessuno: le sue vittime sono rappresentate da tutti gli esseri umani, i soldati come i civili, le donne come i bambini. E sono in prevalenza dei bimbi, addirittura la metà della popolazione, quelli che abitano in quella Striscia di Gaza dove in questi ultimi giorni i soldati israeliani hanno intensificato gli attacchi, attraverso devastanti razzi lanciati dal cielo, preparandosi all’invasione di uno Stato che ha la colpa di essere in mano dal 2007 al movimento integralista islamico di Hamas.
Per i giovani palestinesi, in particolare, la situazione sarebbe ormai “catastrofica”. Così almeno la definisce l’organizzazione umanitaria internazione ‘Save the children’ che nel chiedere l’immediato cessate il fuoco rende pubblici dei dati sulle giovani ed innocenti vittime davvero impressionanti: negli ultimi giorni sarebbero infatti “21 i minori uccisi, oltre 130 quelli feriti, mentre migliaia di bambini debbono fare i conti con la penuria di cibo, acqua potabile, cure mediche ed elettricità”. Praticamente impossibile che in questa situazione un bambino o un ragazzo possa seguire un corso di istruzione. Anzi sarebbero “migliaia i bambini costretti a lasciare la scuola e a lavorare per sostenere sé e le proprie famiglie”.
Considerando che i vertici delle truppe militari israeliane hanno
lanciato “una guerra a oltranza contro Hamas e i suoi simili” dichiarando anche che “la battaglia è solo all’inizio”, c’è da attendersi che il conflitto durerà a lungo. Le organizzazioni umanitarie internazionali, oltre a rilanciare appelli alle parti interessate perché si impegnino ai massimi livelli per porre fine alle violenze in corso, stanno anche cercando di garantire assistenza alimentare e acqua soprattutto ai bambini affetti da grave malnutrizione. E in questo stato inverosimile occorre pensare non solo alle emergenze, ma anche a promuovere delle iniziative di promozione di vita e di crescita: per questo ‘Save the Children’ ha tra gli obiettivi la realizzazione di attività che permettano ai bambini di continuare a “ricevere istruzione e a frequentare la scuola, in condizioni di sicurezza”. Se infatti lo stato di guerra e di terrore dovesse veramente durare a lungo quasi tutti i bambini islamici di Gaza, soprattutto i più piccoli, sarebbero condannati all’ignoranza: in queste zone, infatti, soli in casi residuali è prevista qualche forma di istruzione oltre l’età giovanile. Molti giovani palestinesi rischiano così l’analfabetismo. La guerra è guerra, ma oggi tutto questo ci sembra ancora più paradossale ed inverosimile che in passato.
 
Alessandro Giuliani

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