Vorrei esprimere un mio breve pensiero riguardo al conflitto in atto tra il popolo palestinese e quello israeliano.
Non voglio assolutamente coalizzarmi con l’uno o l’altro popolo, in quanto le cause e le motivazioni per cui si sono spinti da sempre a odiarsi sono troppo profonde e inconcepibili per il mio modo di pensare.
Voglio invece rivolgere il mio pensiero a tutti i bambini immersi in questa guerra come in quella del conflitto russo-ucraino.
A tutti i bambini vittime incolpevoli, abbandonati, soli, usati, stuprati, senza più un’identità, orfani senza più un tetto sotto cui vivere e neppure una scuola, né amici né giochi, nulla, solo un futuro incerto.
A questi bambini che ogni giorno respirano la polvere delle macerie e l’odio della loro gente verso un altro popolo, un odio tramandato da generazione, succhiato dal latte materno fin da neonati.
Un odio che trasuda dai muri delle case e arriva nelle piazze, nelle strade e giunge anche nelle scuole…..
E qui l’odio s’impara, come materia scolastica, anziché l’amore, l’amicizia la tolleranza, s’insegna l’ odio.
E così che i bambini perdono la loro infanzia, la purezza, la gioia, la spensieratezza dei loro primi anni di vita: l’infanzia viene loro negata.
A tal proposito Khaled Hosseini autore del libro “Il cacciatore di aquiloni” ha scritto “Qualcuno dice che in Afghanistan ci sono tanti bambini, sì, è vero, ma manca l’infanzia”.
E come saranno questi bambini di oggi, futuri uomini e donne di domani?
Avranno un fucile in mano, indosseranno una divisa, combatteranno e insegneranno a combattere ai loro figli e coltiveranno odio.
Oggi più che mai a il detto “le colpe dei padri ricadono sui figli” ha un grande significato e risuona prorompente.
Mirella Rigamonti