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La guerra e la nostra scuola

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“Occorre tornare a un’opera di grande fatica a difesa dei valori occidentali contro le autocrazie anche nelle nostre scuole, dove si sente di tutto. Sono in prima liceo classico, perché la fanno i miei figli, e sento ogni tanto degli insegnanti che raccontano certe cose su Russia e Ucraina…”. Così a fine marzo l’ex ministro Giulio Terzi.

Manco a farlo apposta, due settimane dopo abbiamo letto le parole di una preside: “Canfora era stato invitato a fornire contributi di carattere geopolitico, giuridico-internazionalistico e documentaristico, così da presentare un quadro indagativo composito e multidisciplinare sulla guerra in atto. Pertanto qualsiasi altra asserzione di ordine squisitamente politico, ideologico e personale, per di più avulsa dal contesto oggetto di studio, è esclusivamente da ricondurre alla responsabilità del docente ed è da considerarsi completamente estranea alla dimensione formativa approntata per l’occasione dalla scuola”.

All’illustre grecista, ospite del suo liceo, erano infatti sfuggite alcune contumelie. Ma che dire del resto? Non saranno stati “di ordine squisitamente politico, ideologico e personale” anche i “contributi” del professore “sulla guerra in atto”? Questi la scuola li condivide e li fa propri? Perché mai lo si è ritenuto in possesso di competenze “di carattere geopolitico, giuridico-internazionalistico e documentaristico”?

A proposito del conflitto ucraino il professor Canfora ha dichiarato ai liceali che la stampa è “come un coro fatuo che all’unisono ulula e canta”. Tuttavia egli stesso ha potuto ululare e cantare il suo dissenso da tutti i media, all’unisono col vasto coro antagonista, spiegando che i profughi ucraini sono giusto dei “passanti” mentre ogni vittima è solo un “caso particolare e basta”. La scuola però non è la televisione. Vi sarà stato invitato a ripetere il suo presunto controcanto? E quale sarà stata la “dimensione formativa” dell’intervento?

Come ha osservato Panebianco, “Canfora non si mimetizza, non si traveste da pacifista. Nella sua visione… le democrazie occidentali sono pseudo-democrazie dominate da spietate oligarchie finanziarie. Gli Stati Uniti sono il vertice di questa specie di cupola mafiosa. Per Canfora la storia insegna che i tiranni sono i liberatori o i campioni di classi subalterne sfruttate dalle oligarchie. I loro crimini sono imposti dalla necessità e non sono comunque più gravi o più condannabili di quelli praticati quotidianamente dalle oligarchie di volta in volta al potere. È superfluo dire che chi scrive non condivide nulla di questa visione”.

Allora perché a scuola si invitano i Canfora e non i Panebianco? Perché si è feroci con le democrazie liberali e indulgenti con chi le minaccia?

Il mondo della scuola è di solito assai meno schietto. Ormai è tutto un fiorire di torbidi proclami neneisti. Davvero è questo il ruolo dei docenti? Lo scopo dell’istruzione? Della tanto decantata educazione civica interdisciplinare e trasversale?

Andrea Atzeni

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