In questo buio periodo in cui riaffiora lo spettro di una terza guerra mondiale, occorre riconoscere e ribadire la priorità della formazione, soprattutto dei giovani, su tematiche riguardanti la pace.
In questo tempo di disincanto in cui il fiume della pace e dell’impegno per la pace, risente sempre più di una diffusa siccità, è fermamente necessario elaborare linee educative universali, orientate a difendere questo grande valore e proporre temi e scelte che sono alla base di una libera e pacifica convivenza civile.
La guerra è tramonto e morte, la pace è un’aurora di vita che apre il campo alla realizzazione, nella sua infinita ricchezza, di esperienze, cammini formativi e scelte sul campo, che colpiscono per la loro freschezza e il desiderio di rimettere al centro i diritti e le libertà dell’uomo, di tutti gli uomini: nulla può essere più caro di questo impulso alla libertà e alla gioia di vivere in pace.
Contro il trionfo di una folle egemonia, i capricci di un uomo solo al potere, il disprezzo della vita umana e la conseguente decadenza del valore della vita, occorrono scelte forti e coerenti in grado di non ignorare i problemi e le contraddizioni di questa storia segnata dal male.
Dalla scuola, alla famiglia, alla politica, all’associazionismo, tutti abbiamo l’obbligo morale di contribuire alla creazione di una coscienza di pace, offrire un po’ di cemento al ponte che deve unire i popoli e accogliere un cammino di conversione verso la pace vera.
Se, come è vero, i conflitti sono espressione della brutalità del pensare e dell’agire, per non vedere più profughi in fuga, bambini feriti mentre giocano, passanti colpiti dalle bombe mentre fanno la fila al supermercato, occorre implementare la forza della pacificazione, passare dalla paura alla gioia per non rimanere chiusi e bloccati in se stessi, non vedere più il mondo e gli altri come una forza ostile dalla quale guardarsi.
Solo se si dà la preminenza ai valori umani di dialogo, di amicizia e di fraternità, “Misericordia e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno” (Sal. 85, 11). Solo allora sarà possibile aprirsi all’altro con fiducia, sciogliere la diffidenza dell’altro e aprirsi ad una prospettiva di serena armonia di rapporti.
L’esasperazione dell’individualismo, l’amore egoistico di sé, l’egoismo dello spirito recidono l’uomo dal suo complemento naturale e lo spingono verso l’oppressione dei diritti altrui.
I totalitarismi, infatti, hanno troppo peccato e troppo continuano a peccare contro la libertà e la dignità delle persone.
In questa prospettiva, lo spirito putiniano, come lo spirito hitleriano o staliniano, può formare dei docili e fedeli soldati, non mai delle persone e altro non è che selvaggia individualità, per la quale il mondo e gli uomini sono, semplicemente, strumenti di egoistica potenza.
Come, allora, promuovere responsabilmente la pace? La pace è un’armonia di intese che debbono continuamente essere rinnovate e rigenerate, che devono continuamente cercare il punto di sutura tra autorità e libertà, tra società e persona.
Contro i ritorni offensivi di un passato che deve essere morto e ben morto, contro un avvenire carico di problemi e di incognite, bisogna costituire tra gli uomini, crociate per la difesa della persona umana. Occorre non lasciarsi ingannare, mondare il vero dal falso, diffidare di tutti gli estremisti, mantenere viva la libertà di scelta e, soprattutto, occorre usare correttamente quell’arma così complessa e, a volte, pericolosa che è la ragione.
È ingiusto e crudele fare una guerra, perché nelle guerre gli uomini non si ritrovano più fratelli e finiscono col lanciarsi accanitamente gli uni contro gli altri.
Per non confliggere con il diritto al futuro dell’intera famiglia umana, l’uomo moderno deve cercare nella pace, nella giustizia e nella verità, stimoli efficaci per una sua rinascita.
Fernando Mazzeo
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