I lettori ci scrivono

La “guerra” scolastica al tempo del coroanvirus

Ci siamo trovati, improvvisamente e senza volerlo, nel bel mezzo di una guerra epidemiologica. Una guerra insolita, senza precedenti. Il nemico è alle porte, ma non si vede! E’ invisibile, veloce, violento e in più ci ha colto di sorpresa, impreparati. Chiaramente è una situazione d’emergenza, un periodo storico cruciale che avrà conseguenze molto importanti e durature su vari livelli: economici, politici, sociali. Sarà lo spartiacque tra il mondo vecchio ed un mondo nuovo, spero migliore. Probabilmente sarà oggetto di studio per molti anni a venire e verrà studiato nelle scuole dai nostri figli e nipoti.

Non sappiamo ancora quando finirà, poiché il virus continua a mietere nuove vittime e contagiare molte persone, quel che è certo è che questa guerra durerà ancora per molto tempo.
Come conseguenza, l’Italia da ormai più di un mese è in una sorta di limbo, tutte le attività, infatti, sono sospese e il governo sta ultimando in questi giorni un nuovo decreto, che prorogherà le restrizioni almeno fino a metà aprile.

Uno dei settori che più sta soffrendo in questo giorni, insieme a quello economico, è il settore scolastico. E’ importantissimo innanzitutto considerare che non si parla di poche persone, ma forse della maggioranza degli italiani, poiché coinvolge, in modo diretto, i lavoratori della scuola(docenti, personale ATA), studenti e le relative famiglie. Proprio per questo credo sia giusto fare il punto della situazione.

Utilizzando ancora per un attimo le metafore belliche, sul fronte interno sembra sia cominciata una grande guerra civile, in cui sono schierati, da una parte il Ministero dell’Istruzione, e dall’altra la scuola, formata da coloro che la vivono tutti i giorni: docenti, personale ATA e studenti.

La miccia pare sia stata l’estrema sicurezza di avere la situazione sotto controllo dell’attuale Ministro dell’Istruzione, Lucia Azzolina, che fin dall’inizio della crisi ha lanciato la campagna del “La Scuola Non Si Ferma”, sostenendo che avrebbe in ogni modo assicurato la continuazione della scuola, nonostante l’emergenza sanitaria. E’ bene ricordare che il motto nacque sulla scia di altri slogan che in quei giorni erano di tendenza, lanciati da grandi città che non volevano fermare le proprie macchine economiche, come quello di Milano che recitava “Milano Non Si Ferma” e quello di Bergamo che diceva, ovviamente, “Bergamo Non Si Ferma”.

Le campagne avevano l’obiettivo di invitare le persone a spendere, ad uscire di casa; dall’altra parte servivano per salvaguardare il settore turistico delle città e così invitavano, sostanzialmente, a non temere il nuovo virus, che veniva ritenuto debole, non pericoloso e controllabile. Ovviamente sappiamo già che queste campagne vennero smentite e soppresse poco dopo, quando il Coronavirus cominciò a mostrare tutta la sua aggressività, quando cioè cominciò a portare via i nostri cari, figli, nipoti e soprattutto i nostri nonni.

Si pentirono tutti, ma la campagna ministeriale riguardante la scuola andò avanti, Azzolina ritenne giusto non tirarsi indietro, ed annunciò che la scuola sarebbe continuata con la didattica a distanza.

Ora, eccoci qua, nel bel mezzo di una crisi nuova: la crisi scolastica. Sono sempre di più le persone che accusano la Ministra di scelte azzardate, inefficaci e controproducenti. Il nucleo del problema è sicuramente la didattica a distanza, che molti ritengono fallimentare, poichè non tutti gli studenti/docenti hanno i mezzi, le risorse e le giuste abilità per usufruirne. Una conseguenza diretta è la creazione di studenti/docenti di serie A, e quelli di serie B. Purtroppo, in questo modo viene a mancare un elemento fondamentale su cui si dovrebbe basare la scuola: il diritto di istruzione per tutti. La MIUR ha risposto a queste accuse stanziando 85 milioni di euro. Ma anche qua i problemi non sono mancati, poiché la burocrazia è lenta a muoversi, e passerà ancora qualche giorno prima che tutte le scuole inizino a distribuire i vari dispositivi agli studenti che ne faranno domanda. Inoltre c’è il dubbio che la formazione delle persone, soprattutto docenti, che non hanno dimestichezza con la tecnologia, non sarà abbastanza veloce e ci vorrà almeno qualche settimana prima che questi inizino ad usare la DaD.

Ma questa è solo la punta dell’iceberg, le problematiche in realtà sono molte di più, sia tra docenti, che tra studenti. Tra gli insegnanti, quelle più sentite riguardano la valutazione a distanza degli alunni, quello del calendario e degli orari scolastici, quello dei docenti precari, che non sanno se verrà loro confermato il contratto oppure no. Inoltre, molte famiglie iniziano a lamentarsi dell’impossibilità di acquistare i prodotti di cancelleria dai supermercati, aperti solo per la vendita di beni essenziali. Altre sono costrette a pagare le rette delle scuole private, nonostante queste siano sospese, aspettando una disperata risposta da parte della ministra in merito.
Altre categorie, mai nominate dalla ministra, che si sentono abbandonate sono gli studenti privatisti, preoccupati per i loro esami e la loro sorte, e gli studenti/lavoratori che frequentano i corsi serali. Alcuni di questi, inoltre, aspettano risposte riguardanti la Maturità, un altro tema molto caldo.

Sono circa un milione gli studenti in attesa di qualche risposta sulle modalità degli esami, metà deve sostenere la maturità e l’altra metà gli esami di terza media. Questi criticano la scelta dell’Azzolina di non aver seguito l’esempio di altri paesi, che hanno annullato gli esami e scelto di valutare gli studenti in base al curriculum scolastico. E’ in crescita anche il numero di docenti e genitori che appoggiano questo approccio, poichè molti sostengono che l’anno scolastico sia ormai già compromesso. Questa forse potrebbe essere proprio la soluzione giusta, considerando anche che molti, forse troppi, tra studenti e docenti non sono proprio nella condizione psicologica ideale che permetta loro di sostenere gli esami lucidamente. Bisogna, infatti, ricordare che molti sono in lutto, distrutti dalla morte dei loro parenti, amici o genitori.

C’è, inoltre, una questione nuova, di cui si sente parlare sempre di più negli ambienti scolastici, che riguarda la ambigua comunicazione della ministra Azzolina. L’accusa è che la ministra dia ascolto solo a quella minoranza di persone che la sostiene, ignorando consapevolmente tutte le critiche che le vengono rivolte contro. Un’accusa molto grave, che, se confermata, potrebbe danneggiare ancora di più il consenso della ministra.

Insomma, l’impressione è che manchi del tutto il dialogo tra le due parti e che la maggior parte delle persone coinvolte ormai abbia bocciato le politiche azzoliniane, ritenute ingiuste, inefficaci e controproducenti; sempre più persone si lamentano dei metodi adottati e si sentono sempre più sole, disperate, abbandonate e distrutte. Sicuramente tutto ciò avrà conseguenze politiche ed elettorali nel futuro, anche quando l’emergenza sanitaria sarà ormai solo un ricordo, la speranza è che il conflitto scuola-MIUR si risolva nell’interesse della salute fisica e mentale di tutte le persone coinvolte, soprattutto dei nostri studenti.

Sasha Runisi

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