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La laurea accelera l’ingresso nel mondo del lavoro? Dipende dal Paese

Prendere una laurea facilita l’ingresso nel mondo del lavoro ma non allo stesso modo in tutti i Paesi Europei.

I dati Eurostat parlano di numeri confortanti a livello di Unione Europea con laureati che viaggiano su un tasso di occupazione a tre anni dal conseguimento del titolo pari all’85,5%, con picchi in alcuni Paesi come la Germania con il 94,3% e i Paesi Bassi con il 94,8%.

In Italia i dati parlano di un’anomalia tutta del nostro Paese, di una lenta transizione dei giovani dall’università/scuola, al mondo del lavoro con una percentuale pari al 60,7% di occupati dopo tre anni e del 77,9% dopo 5 anni: dati fortemente inferiore alla media europea.

Tutto questo ha ovviamente forti impatti anche a livello sociale, perché provoca ad esempio ritardi nell’uscire dalla casa dei propri genitori, nel concepimento dei figli o acquisto di una casa.

Quali sono le cause di questo fenomeno tutto italiano?

Il sole 24 ore ha provato a tracciare alcune possibili cause tra cui quella relativa ad un sostanziale ritardo nel conseguimento della laurea: si laureano, infatti, entro i 25 anni solo il 37,8% mentre il 16,1% ci riesce solo dopo i 30 anni.

Altro fattore importante è l’esistenza delle bocciature nella scuola secondaria fondata sull’idea che la ripetizione delle materie possa servire a recuperare le carenze, o anche quella della possibilità di ripetere all’infinito gli esami universitari.

Un ulteriore aspetto indicato nell’articolo è la mancanza di un sistema in grado di riconoscere le reali competenze dei candidati , senza possibilità di avere visibilità di una griglia o mappatura delle competenze stesse ad uso dei datori di lavoro.

I laureati a loro volta incontrano spesso, dal lato del mercato del lavoro, la sola possibilità di uno stage per nulla o mal pagato che può durare fino a due anni con il solo obiettivo di fare esperienza utile da inserire nel proprio curriculum e solo per pochi lo stesso potrebbe trasformarsi in un contratto di apprendistato. In questo periodo quello che manca è la possibilità di certificare le competenze acquisite da potersi rivendere in altri posti di lavoro.

Laurearsi facilita sicuramente l’ingresso del lavoro (in aumento il tasso di occupazione rispetto ai diplomati) e pesa positivamente anche sulla retribuzione. Fatto 100 lo stipendio di un diplomato di scuola secondaria di secondo grado (fonte Ocse), un laureato percepisce uno stipendio pari al 138% rispetto a quel valore, quindi circa +40% ma sempre al di sotto della media Eu che si attesta intorno a +50%.

Uno scenario come sempre tutto italiano è anche quello relativo alla mancanza di richieste di lavoro per professionalità specifiche (vedi STEM) rispetto ad una sovrabbondanza di richieste di profilo più basso.

Per questo motivo la fuga all’estero di tanti giovani laureati dove le competenze specifiche sono meglio valorizzate che da noi e di conseguenze anche le retribuzioni sono più elevate.

 

Dino Galuppi

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