In Italia il tasso di mortalità standardizzato nel 2019 è pari a 122,3 per 10.000 residenti. Lo svantaggio per titolo di studio in termini di mortalità totale ha un gradiente che aumenta al diminuire del livello di istruzione. Nel 2019 le disuguaglianze per titolo di studio sono piuttosto elevate: chi ha conseguito al massimo la licenza elementare ha un tasso di mortalità pari a 135 per 10.000 residenti, valore che è 1,3 volte maggiore rispetto al tasso delle persone con un titolo universitario (104,4 ogni 10.000 residenti). Tali differenze tra i due titoli di studio sono più marcate negli uomini per i quali il rapporto tra i tassi è pari a 1,5 (176 vs 121,1 per 10.000 residenti), mentre la distanza tra chi ha un basso titolo di studio e uno alto è più contenuta nelle donne, dove la mortalità è 1,3 volte più elevata (tassi rispettivamente pari a 111,7 vs 84,3 per 10.000 residenti). Dal confronto di genere si conferma una più elevata mortalità negli uomini rispetto alle donne, per tutti i livelli di istruzione.
Questi sono solo alcuni dei dati contenuti in un recente studio pubblicato dall’ISTAT dal titolo “Disuguaglianze nella mortalità per causa in Italia secondo caratteristiche demografiche, sociali e territoriali“, riferito all’anno 2019.
Dall’analisi per età emerge come le disuguaglianze per titolo studio siano molto più evidenti nelle fasce centrali della vita, in età lavorativa e soprattutto quando la gran parte della mortalità sarebbe evitabile con opportuni interventi di prevenzione primaria (riduzione dei fattori di rischio) e secondaria (diagnosi e cura). In Italia gli uomini di età compresa fra 30 e 69 anni e con un basso titolo di studio hanno un tasso di mortalità 2,3 volte superiore ai coetanei laureati; nelle donne tale rapporto è di 1,9.
Anche per area geografica vi sono importanti differenze di mortalità, con tassi più elevati nell’Italia meridionale e insulare, mentre le disuguaglianze nella mortalità totale per titolo di studio sembrano più omogenee tra le ripartizioni geografiche.
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