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La Lega ci riprova: le graduatorie dei docenti legate alla residenza

La Lega Nord torna all’attacco delle graduatorie degli aspiranti docenti cercando di imporre dei paletti regionali sempre più alti: dopo aver di fatto bloccato il ddl Aprea, quando sembrava destinato a trasformarsi in legge senza intoppi, il partito simboleggiato dal Carroccio fa sapere attraverso Mario Pittoni, capogruppo del Carroccio in commissione permanente (istruzione pubblica, beni culturali) al Senato, che tutti i parlamentari della Lega hanno sottoscritto un disegno di legge attraverso cui vorrebbero introdurre il requisito della residenza per poter accedere alle liste di attesa per diventare prof.
Il certificato di residenza diverrebbe in pratica, almeno nelle intenzioni della Lega, un vero e proprio passepartout per entrare a far parte di albi di supplenti esclusivamente regionali: per chi non sarà in possesso della residenza (che per legge, è bene ricordarlo, deve corrispondere al principale “centro di interessi” del cittadino) niente da fare. Così le graduatorie che garantiscono più possibilità di lavorare rimarrebbero territorio di pochi eletti (del posto o trasferiti stabilmente).
Indubbiamente si tratta di una proposta che, qualora andasse in porto, riuscirebbe a “risolvere alla radice” il problema della migrazione estivo-autunnale di cui ogni anno si rendono protagonisti giovani e meno giovani laureati del sud a caccia di una cattedra (quasi sempre provvisoria) al settentrione. Districando anche, in un colpo solo, il nodo legislativo derivante da corsi e ricorsi sulla laicità del Miur di posizionare in fondo alla graduatoria un aspirante docente solo perché inseritosi da meno tempo. Ad ottobre, è bene ricordarlo, il Tar del Lazio aveva respinto questa eventualità. Costringendo di fatto il ministro Gelmini ad introdurre un emendamento ad hoc (salva code) nel decreto salva-precari.
E per il sen. Pittoni proprio sulla questione del “pettine” i giudici avrebbero “combinato il pasticcio. Assurdo – ha sottolineato Pittoni – che sia il tribunale a decidere la politica scolastica“. La proposta della Lega sembrerebbe allora ispirarsi, oltre al superamento della indeterminatezza degli aspiranti, al modello in vigore nella provincia autonoma di Trento, dove, con la finanziaria provinciale 2010, si è attribuito un punteggio aggiuntivo di 40 punti per ogni triennio di servizio prestato continuativamente in ogni ordine di scuola della provincia fino ad un massimo di 160 punti.
Ma quali prospettive ha il Ddl di andare avanti? A livello politico il potere della Lega è indiscusso (sullo stesso tetto del 30%, introdotto con la circolare n. 2, c’è sicuramente un’influenza importante del partito del senatur). Se si guarda poi alle giunte regionali, chiamate direttamente in causa, è probabile che i favorevoli siano in leggera minoranza. Anche se almeno due Regioni molto importanti, Lombardia e Veneto, sarebbero sicuramente d’accordo. Come lo potrebbero essere anche alcuni sindacati, come la Uil Scuola e la Gilda degli insegnanti, che nei mesi scorsi si sono espressi chiaramente a favore delle code. E quindi, indirettamente, degli spostamenti interregionali.
Chi si è dichiarato subito contrario alla proposta di regionalizzare le graduatorie è stata ovviamente l’Anief, promotrice del ricorso vincente che ha costretto Gelmini ad emendare il dl salva-precari. “Finalmente è chiaro – ha detto il presidente Marcello Pacifico – perché si sia mostrata tanta ostilità al trasferimento del solo personale precario: prima si è impedita la mobilità territoriale, poi la si è scoraggiata, ora la si vuole cancellare insieme alle graduatorie per favorire chi risiede nelle regioni industrializzate del Paese, oggetto di immigrazione e quindi di ampliamento dei plessi scolastici, per buona pace dell’unità nazionale“.
Secondo Pacifico la proposta della Lega sarebbe solo il primo ‘atto’, per arrivare al compimento di un disegno molto chiaro: quello di realizzare “degli albi regionali che sostituiscano le graduatorie ad esaurimento. E pensare – continua – che alcuni precari, insieme a quasi tutti i sindacalisti, avallano questo progetto, spesso con il vano desiderio di preservare, soltanto per il momento, la propria posizione lavorativa a discapito della Costituzione e della giurisprudenza“.
Alessandro Giuliani

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