Sulle barricate, ma è la minima cosa che si possa fare, i sindacati dei dipendenti pubblici e in modo particolare di quelli della scuola che, grazie proprio a questa legge, detta di “Stabilità”, si stanno ricompattando e organizzando unitariamente con delle manifestazioni che saranno concordate il 28 ottobre, mentre Fgu-Gilda vorrebbe portare il governo in tribunale, cercando una breccia nell’articolo 11 del terzo capitolo della legge.
Esso infatti prevede una “razionalizzazione della spesa nel pubblico impiego” e impone il blocco dell’adeguamento del contratto e degli scatti di anzianità per tutti i dipendenti statali. “Per insegnanti e personale Ata, però, i contratti sono già fermi dal 2009, e se consideriamo che l’ultimo aumento è stato di appena 20-30 euro, torniamo indietro fino al 2007. Sono otto anni di blocco, è inaccettabile. Abbiamo dato mandato ai nostri avvocati che stanno vagliando due ipotesi: un ricorso provincia per provincia presso la sezione lavoro del tribunale ordinario, oppure un’iniziativa nazionale incardinata su Roma, chiamando in giudizio la presidenza del Consiglio. E poi c’è anche la strada del ricorso alla Corte di giustizia europea”: dice Gilda, mentre UilScuola tuona: “Non solo retribuzioni ferme ma anche blocco degli aumenti per anzianità, già finanziati e previsti dal contratto. Dietro articoli e commi, c’è la decisione di togliere 300 milioni al personale della scuola e destinarli ad altre spese”. La prospettiva sembra comunque quella dello sciopero generale se non venissero apportate modifiche
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