La legge Fornero, che manda in pensione sempre più tardi, non è bastata per ridurre i costi del sistema previdenziale italiano: la spesa pensionistica, pari al 16% del Pil, rimane troppo alta, basti pensare che è la seconda in Europa dopo la Grecia. E andrebbe ridotta perchè al livello attuale limita investimenti in altri settori, a partire dall’istruzione. Ora serve la tassa sulla prima casa e il taglio delle tredicesime.
A sostenerlo sono gli economisti del Fondo Monetario Internazionale Michael Andrle, Shafik Hebous, Alvar Kangur e Mehdi Raissi, che il 19 marzo hanno reso pubblica la loro ricetta nel ‘Working Paper’ dal titolo ‘Italy: toward a growth-friendly fiscal reform’.
Nello studio, gli economisti, indicano possibili aree di azione per ‘correggere’ il sistema rendendolo più sostenibile e liberando risorse da usare in altre aree.
L’esame del Fmi – commenta l’Ansa – arriva mentre l’Ocse certifica un aumento della povertà in Italia negli ultimi dieci anni, soprattutto fra i giovani. In un documento preparato per il G20, l’organizzazione con sede a Parigi invita l’Italia a proseguire sulla strada delle riforme strutturali che ”iniziano a dare i frutti”, accompagnandola con la lotta alla corruzione e all’evasione fiscale, ma anche con una spinta per il miglioramento dell’efficienza della pubblica amministrazione. Insomma, anche insistendo con la cosiddetta spending review, più volte citata in campagna elettorale, a partire dal Movimento 5 Stelle poi risultato il raggruppamento politico più votato.
Il ‘Working Paper’ del Fmi si inserisce nel dibattito politico in corso sulle pensioni e nell’ambito del previsto cumulo gratuito dei versamenti contributivi frutto di carriere ‘spezzate’ interessa, una misura che interessa circa 700mila lavoratori non pensionati.
Andrebbe considerata l’attuazione di misure che garantiscono risparmi nel breve termine e li assicurino anche nel medio”, si legge nel rapporto degli economisti del Fmi, secondo i quali le previsioni sull’andamento della spesa pensionistica italiana sono basate su stime ottimistiche sulla crescita, l’occupazione e i trend demografici.
Basandosi su stime più prudenti, la spesa pensionistica è prevista al 20,3% del pil nel 2045, prima di scendere al 15,7% nel 2070”, quindi maggiore rispetto alle previsioni delle autorità del 16% del pil nel 2045 e del 13,1% entro il 2070.
Fra le misure indicate dal Fondo c’è “l’eliminazione della quattordicesima” e un taglio tredicesima per le pensioni calcolate sulla base delle contribuzioni.
Tra le proposte, figura anche quella di aumentare i contributi versati dai lavoratori autonomi, portandoli “almeno al 27%” dall’attuale 24% che si confronta con il 33% dei lavoratori dipendenti.
Lo studio si sofferma poi sulle tasse che “restano alte e sono applicate a una base ridotta”. Il cuneo fiscale “è alto”, così come è elevata l’evasione fiscale. “La reintroduzione di una tassa di proprietà sulla residenza primaria è un elemento vitale di un moderno sistema fiscale in Italia”: “è uno strumento efficace e consente di raccogliere significative entrate”.
Rimane solo un dubbio: cosa ne pensano i diretti interessati, in particolare i proprietari delle prime case?
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