Sono un docente A.f.a.m. con diploma vecchio ordinamento conseguito nel 1997. Sono il primo in graduatoria di terza fascia nella mia provincia, primato conseguito con tanti anni di insegnamento, supplenze, esami, consigli di classe e di istituto, scrutini, ricevimenti, ma soprattutto km e km lontano da casa per realizzare un punteggio che non ha nessun valore.
In questi ultimi anni sia nella mia provincia che è Ragusa, come del resto in tantissime province di tutta l’Italia, moltissimi tribunali con i loro giudici alcuni di buon cuore altri no, decidono di dare al titolo a.f.a.m. valore abilitante.
Tanti miei colleghi che hanno fatto ricorso con una cifra di circa euro 1000, e hanno trovato il cosiddetto giudice di buon cuore, si sono ritrovati catapultati direttamente in seconda fascia, semplicemente avendo come punteggio solo il titolo di accesso.
E inoltre a questi mie colleghi super fortunati oltre al fatto che ritrovandosi in seconda fascia, tolgono il lavoro a quelli che come me hanno anni di punteggio in terza fascia, gli viene data la possibilità di fare il concorso con la procedura semplificata.
Chi purtroppo come me, fa ricorso spendendo nel mio caso 1200 euro, e non trova il giudice del lavoro che pensa che il titolo a.f.a.m. sia abilitante, si ritrova disoccupato e non ha nemmeno la possibilità di potere fare il concorso semplificato, dove magari veniva data la possibilità di dimostrare ognuno il proprio punteggio conseguito in tanti anni di insegnamento, che un abilitato dichiarato tale da un giudice del lavoro, magari non ha, perché può presentare come titolo solo il diploma.
È questo uno stato democratico? È questo un esempio di stato garantista? La legge non dovrebbe essere uguale per tutti? Perché due docenti con lo stesso titolo devono essere considerati diversi? Quale valore hanno le graduatorie, se poi il posto del lavoro dipende dai tribunali? Sono domande alle quali non trovo una risposta.