Giugno, si sa, è periodo di scrutini: è il momento dell’anno in cui gli studenti conoscono il proprio risultato che si riassume l’intero anno scolastico, che si tratti di bocciatura, promozione o sospensione del giudizio. Un ragazzo che ha appena scoperto di dover ripetere l’anno ha inviato una lettera-sfogo a Skuola.net, nella quale ha accusato la scuola di essere la causa del suo fallimento.
Ecco le parole del ragazzo, che ha preferito rimanere anonimo:
“Cara scuola,
Oggi scrivo a te, che mi hai rifiutato… per dirti tutto quello che penso… per liberarmene, perché mi mangia dall’interno, e per quanto sia sconvolto, triste ed arrabbiato, so che questo è un male.
Poi… Giuro, butto questa maledetta penna e non scrivo mai più, basta racconti, basta poesie, basta saggi e argomentazioni, che ovviamente paiono belli solo a me! Basta sperare inutilmente!
Io ci ho provato, sai? Tu forse non te ne sei accorta, così presa com’eri a giudicarmi, misurarmi, valutarmi, numerarmi, da dimenticarti totalmente di conoscermi, ascoltarmi, comprendermi!
Sono entrato qua dentro pieno di curiosità ed entusiasmo, avevo voglia di imparare cose nuove, conoscere e comprendere, lo giuro! Mai nemmeno nei miei peggiori incubi avrei potuto immaginare quello che poi è capitato.
Il trauma dell’isolamento, la difficoltà a rientrare e riabituarmi a un modo di stare insieme, che non mi apparteneva più. E tu, che dovevi essere il mio faro nel buio, il mio punto di riferimento? Tu hai negato il mio smarrimento, mi hai fatto sentire sbagliato e inadeguato nel mio dolore, non era più colpa del trauma, ma era colpa mia che non sapevo fingere che non fosse successo niente, che non riuscivo ad andare avanti, non abbastanza concentrato, non abbastanza performante per te! E allora nella tua brutale indifferenza hai semplicemente deciso di lasciarmi indietro! Inutile perdere tempo con me, sono rotto non funziono più, non almeno come vuoi tu!
Cosa ne puoi sapere tu, del macigno che mi è piombato sul cuore quando alla fine del trimestre i miei suggerimenti di recupero scritti nero su bianco sono: ‘studio individuale’… Studio individuale??? Ma che speranza ho di farcela da solo, se non ci sono riuscito nemmeno con il professore? E quando provi a chiedere perché non ci sia un corso di recupero la risposta ti ferisce come una coltellata al cuore: ‘Non ci sono i numeri per organizzare un corso di recupero’.
Numeri? Noi non siamo numeri!!! Io non sono un numero! Perché alla fine secondo me il problema si riduce semplicemente a questo, tu hai dimenticato il tuo ruolo, che non è quello di selezionare esseri umani, ma quello di formarli.
È facile pensare che sia solo colpa mia, vero? Ma una coscienza ce l’hai? Io mi prendo le mie responsabilità, perdo un altro anno perché non mi sono impegnato abbastanza! Ma forse è arrivato il momento che anche tu ti prenda la tua, hai perso un altro studente perché hai perso di vista il tuo ruolo.
Cara scuola, sei riuscita a fare spegnere nel mio cuore il desiderio di imparare, mi hai fatto sentire sbagliato, mi hai brutalmente giudicato e non hai saputo tendermi una mano quando ti chiedevo aiuto.
Io ti accuso, lo faccio qui pubblicamente e ti prego di fare una seria riconsiderazione su quello che è il tuo ruolo, stai distruggendo un’intera generazione.
Vergogna.
Io sono l’emblema del TUO fallimento.
L’ennesima occasione persa!”.
Ci sarebbe molto da dire su queste parole. Nel pensiero dello studente sembra riecheggiare quello che da tempo dice lo psichiatra Paolo Crepet, secondo il quale la scuola è fallita, anche se, suo avviso, proprio in quanto non boccia più. Ecco le parole dell’esperto: “Il 99% dei ragazzi che oggi si trovano inseriti in un percorso studi, viene promosso. Basta che si respira si viene promossi. La scuola è fallita. Avete mai visto genitori o ragazzi in sciopero generale contro questo dato evidentemente catastrofico? No perché va bene che quel diploma non conti nulla, perché va bene che metta sullo stesso piano tutti, chi si è sforzato di fare, con chi non ha fatto nulla. Non credo che in questi anni le difficoltà siano aumentate da parte dei professori”.
“Certo che sei più fragile se stai tutto il giorno solo davanti al cellulare. Come si frequentano i ragazzi? Con un emoticon?”, ha aggiunto lo psichiatra.
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