La lezione frontale di solito è intesa come la componente fondamentale della didattica tradizionale, in cui l’insegnante è in un certo senso “solo” di fronte alla classe e la trasmissione del contenuto didattico è tutta affidata alle sue conoscenze e alla sua capacità di farsi comprendere e di suscitare interesse.
Le criticità della lezione frontale sono caratterizzate dalla verticalità della comunicazione (ossia da un solo emittente a più destinatari), dalla passività dei destinatari; dall’eccessiva dipendenza della lezione dalle competenze e dalla capacità comunicativa e didattica dell’insegnante; dal modello didattico basato sull’idea dell’insegnamento come “trasferimento della conoscenza” dall’insegnante agli allievi. Ma a volte c’è un abisso tra lezione frontale e lezione frontale.
A tal riguardo riportiamo una riflessione della Dirigente scolastica Concetta Messina: “L’insegnante deve riuscire a coinvolgere e a creare un clima interattivo, allo stile potremmo dire socratico, dove protagonista diventa il dialogo fra docente e allievi. Inoltre, come la maestra che “accende” le sue classi, durante una lezione frontale è opportuno saper riportare ai nuclei il discorso, sintetizzare, chiarire con esempi.
Ed è importante anche stimolare i collegamenti tra i saperi nei vari campi e mettere in relazione i nuovi oggetti di conoscenza con quelli già preesistenti negli alunni.
E se poi ogni lezione frontale fosse corredata di immagini, video esplicativi, carte tematiche, schemi, non si dubiterebbe più della sua buona riuscita”.
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