Curo il laboratorio teatrale della scuola dove insegno direi da sempre. E questo era il periodo in cui avveniva la messa in scena. Il ricordo oltre che attivarmi la commozione ad esso legata,mi svela ancora più chiaramente le criticità di quella che è stata definita didattica a distanza (per gli intimi dad). Perché ci dobbiamo augurare che resti relegata solo ad un periodo di emergenza? Perché l’insegnante non è un replicante di contenuti e l’alunno non è vaso da riempire a cui a comando dire…impara,ripeti!
L’insegnamento è fascinazione, attrazione, seduzione ( se duco…portare a se). L’insegnamento non è dare contenuti confezionati e risolutivi, ma è accendere dubbi,stimolare la conoscenza. E tutto questo può avvenire solo in presenza attraverso sguardi,gesti,flessione della voce, risate battute e arrabbiature, digressioni domande dubbi che si innescano ad ogni lezione e di cui l’insegnante si fa guida.
La classe non è un puzzle in cui ogni tessera riporta stampato un volto, ma è un insieme di individui che agiscono e interagiscono, litigano,fanno pace, si dividono in gruppi,si riuniscono, si innamorano, si fidanzano, vanno in bagno per confidarsi,piangono di delusione, gioiscono per i successi,si abbracciano, disobbediscono, organizzano e si mettono alla prova…insomma a scuola crescono e imparano la vita.
La lezione forse somiglia un po’ ad uno spettacolo teatrale, proprio perché, come uno spettacolo teatrale, ha bisogno delle stesse caratteristiche… di un regista che insegni metodo e comunichi passione,di un tempo separato dal suono di una campana,di uno spazio da calpestare e che prende vita attraverso la voce e i movimenti di individui,tutti diversi tra di loro, che esprimono ragionamenti e sentimenti…e solo se si saranno emozionati lo spettacolo potrà funzionare.
Carmen Cera