Leggo la notizia sul sito di Rainews del 6 novembre: una docente ha pubblicato un post su Facebook lunedì 4 novembre, in occasione della visita a Venezia del presidente Mattarella e del ministro Crosetto. Su Piazza San Marco, quel giorno si esibivano le Frecce tricolori. Pare che su Facebook il commento della professoressa non fosse il solo; parecchi residenti nel centro storico di Venezia si lagnavano per il frastuono provocato dalle prove e dall’esibizione degli aerei. Il commento della docente è stato icastico: “Frecce tricolori di m….” A ruota segue la dichiarazione della dirigente scolastica del Liceo “Foscarini” professoressa Alessandra Artusi: “Me ne sto occupando da stamane, è un fatto molto grave e insensato [,,,] Da oggi sto compiendo le verifiche per quanto di mia competenza e non è escluso che possano essere presi provvedimenti disciplinari”.
La replica della professoressa “incriminata” non tarda: “E chi ha offeso le forze armate? Ce l’ho con l’inquinamento acustico e atmosferico (gas serra) provocato, nonché con la pericolosità (non solo per le persone fisiche ed edifici, ma anche per animali, specialmente volatili e uccelli migratori) per non parlare dei costi”. Aggiunge: “Tra l’altro – passo per ‘fomentatrice’ di qualsiasi evento sgradevole accaduto nell’Istituto scolastico, di cui, ovviamente, non ho nessuna responsabilità” e ancora “si ipotizza pure che io nelle mie classi non faccia altro che parlare male delle Forze armate (sic!). Ma quando mai? Viviamo in un regime o cosa? Mi pare proprio di sì”. A detta dell’articolo sul Gazzettino che presenta l’episodio, la professoressa rischierebbe sanzioni, sia dal punto di vista penale sia dal punto di vista amministrativo. Il vicepresidente dell’ANP, intervistato a proposito, cita il DPR 62/2013 (Regolamento recante codice di comportamento dei dipendenti pubblici), in quanto la dipendente avrebbe infangato (sic!) la reputazione dell’Amministrazione pubblica. Ma se, nella sua istruttoria, la dirigente scolastica trovasse traccia di reato, allora si potrebbe procedere con l’azione penale e incriminare la docente per vilipendio della Repubblica, delle istituzioni della Repubblica e delle forze armate (art. 250 del codice di procedura penale).
Cara professoressa incriminata, la risposta alla sua domanda circa il fatto che si viva in un regime è che no, non viviamo ancora in un regime ma che ci sono in giro un po’ troppe persone che desiderano fortemente questo passaggio. Ci sarebbe semmai, nel suo caso, da rimproverarle blandamente l’uso del turpiloquio. Questo se i nostri rappresentanti politici non La superassero di molte misure. Ma li sentiamo, in tv, i nostri politici? Il loro è un linguaggio spesso triviale e, se esistessero ancora le collegiali, bisognerebbe tenere le loro orecchie innocenti lontane da ogni talk show in cui essi sono presenti. Rimando, per giusta informazione, ad un saggio appena uscito sul linguaggio triviale in politica. Visto che si insultano tra “onorevoli” anche in questi ripetuti casi, spesso pubblici, si potrebbe invocare l’art. 250 del codice penale e far fioccare denunce.
Una democrazia è in chiara sofferenza quando la regola dei “due pesi e due misure” diventa consuetudine sfacciata. Ci avviamo verso un mondo in cui ai potenti è concesso tutto mentre al popolo è negato il dissenso e il diritto di esprimere la propria opinione. Qui accantono il discorso (serio e necessario) sul “decreto sicurezza” e mi limito a citare due esempi recenti, che mettono in luce come ci siano “super-cittadini”, più cittadini degli altri, che si possono permettere ciò che un cittadino semplice non si può nemmeno sognare. Nelle ultime settimane alcuni ministri della Repubblica hanno manifestato e apertamente contestato l’opera dei magistrati che stavano giudicando l’operato di un loro collega.
Tra questi ministri c’era il ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, che, Intervistato sull’opportunità della sua presenza in quella piazza, risponde: «Sono un cittadino libero, perché non dovrei essere qui? Credo di essere un cittadino libero che va dove ritiene di dovere andare, manifestare la solidarietà a Matteo Salvini credo sia un atto doveroso per chi crede nella sua politica».
Ci chiediamo che fine abbia fatto la classica divisione dei tre poteri fondamentali dello Stato moderno – legislativo, esecutivo, giudiziario – e dove sia finita la loro necessaria non interferenza. Una volta queste cose le conoscevano persino i ragazzini delle elementari. “Non vi è libertà se il potere giudiziario non è separato dal potere legislativo e da quello esecutivo”. Su questo lineare pensiero di Montesquieu si fondano le democrazie liberali.
Possibile che Valditara lo ignori, proprio lui che all’educazione civica ha dedicato da poco un decreto? E quel ministro che i nostri deputati onorevoli volevano difendere dalle grinfie della magistratura, ha esitato forse a dire che ”per colpa di alcuni giudici comunisti che non applicano le leggi, il Paese insicuro ormai è l’Italia”?
A me sembra che qui la parola “comunista” abbia la stessa connotazione del “di m…” che la professoressa veneziana applica alle Frecce. Con qualche ragione, credo.
Lo scorso anno, nel corso di una loro esibizione, è rimasta uccisa una bambina di cinque anni a Caselle, vicino a Torino e, nello stesso anno, è morto in un incidente di volo anche un pilota esperto. Nel passato i disastri sono stati molti: qualcuno ricorderà ancora ciò che avvenne a Ramstein (Germania) nel corso di un’esibizione acrobatica il 28 agosto 1988. Il bilancio delle vittime fu pesantissimo: i due aerei precipitati sulla folla, in fiamme, causarono tra gli spettatori 67 vittime (tra le quali i tre piloti) e 346 feriti.
Che ci scappi un “Frecce tricolori di m…” non è poi così scandaloso. Le parolacce le hanno sdoganate un buon numero di nostri rappresentanti politici e quanto ad idee e comportamenti offensivi del loro stesso ruolo istituzionale nonché a capacità di “infangare” altre istituzioni dello Stato non conoscono rivali. Invece di dare il cattivo esempio, propongano a coloro che li hanno eletti comportamenti civili, tolleranti, rispettosi delle norme, onesti e il Paese, in tempi brevi, migliorerà.