L’autonomia del docente quando insegna non può essere intaccata in alcun modo, meno che non si provi che agisca in modo scorretto o discriminante. Nemmeno il dirigente scolastico ha il diritto di controllare e intromettersi. È anche questo il senso della chiusura delle indagini, con un nulla di fatto, in una scuola media di Treviso dove sul finire dello scorso anno una docente di Lettere di 63 anni era finita al centro delle polemiche perchè avrebbe ceduto alla richiesta di un paio di famiglie di religione musulmana per esenare i figli dallo studio della Divina Commedia di Dante Alighieri.
La supposta esclusione ha fatto scattare un’ispezione ministeriale, con tanto di apertura di un procedimento disciplinare. Ben presto, però, si è compreso che non vi era stata alcuna infrazione delle regole e nemmeno discriminazione, tanto che è emersa la possibilità che l’Ufficio Scolastico potesse chiudere la questione con un semplice richiamo. Invece, adesso è arrivata la notizia che non è arrivato nemmeno quello.
La Flc-Cgil del Veneto ha tenuto a fare sapere che anche il secondo procedimento disciplinare che era stato aperto nei confronti della docente si è dissolto come neve al sole.
Pure la contestazione di non “aver vigilato”, mossa nei confronti della dirigente scolastica, è stata archiviata, ha sottolineato il sindacato Confederale.
È stato infatti provato che nessun alunno della classe è stato esonerato dalla trattazione dell’opera dantesca, svolta dall’insegnante in aula alla presenza di tutti gli alunni.
Ma è stato anche ricordato che “non spetta al dirigente controllare i processi di insegnamento e di apprendimento nelle classi”.
Secondo la Cgil, quindi, la vicenda sarebbe stata caricata da “una strumentalizzazione che ha aggredito l’autonomia e la professionalità di due lavoratrici, mettendo in discussione la libertà d’insegnamento della docente e la responsabilità dirigenziale con il solo e unico fine di dettare dall’esterno ciò che la scuola deve fare”.
Anche le norme principali che regolano l’organizzazione e i comportamenti nelle nostre scuole non sembrano lasciare spazio a dubbi.
In base all’articolo 1 del Testo Unico della Scuola, il decreto legislativo 207 del 1994, “ai docenti è garantita la libertà di insegnamento come autonomia didattica e come libera espressione culturale del docente. L’esercizio di tale libertà è diretto a promuovere, attraverso un confronto aperto di posizioni culturali, la piena formazione della personalità degli alunni”.
Ma la norma “madre” rimane quella contenuta nell’articolo 33 della Costituzione, in base al quale “l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento. La Repubblica detta le norme generali sull’istruzione ed istituisce scuole statali per tutti gli ordini e gradi”.
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