La LIP scuola cambia nome e d’ora in poi si chiamerà “Per la Scuola della Costituzione”.
“Questo – spiegano i Comitati che proprio oggi 22 gennaio si sono riuniti in assemblea a Roma per mettere a punto il testo definitivo della proposta di legge – non solo perché l’espressione Buona Scuola è stata impiegata in modo abusivo e demagogico da Renzi e Giannini, ma anche perché è convinzione condivisa che il testo possa continuare e rafforzare la propria funzione di manifesto politico-culturale per la ricostruzione della scuola della Repubblica, violata da un ventennio di scelte neoliberiste e autoritarie”.
Rispetto al “vecchio” testo sono state introdotte modifiche importanti che riguardano in particolare gli organi collegiali, la scuola dell’infanzia, l’autonomia e la dirigenza e la laicità, in una prospettiva di puntuale ossequio agli articoli 3, 9, 33 e 34 della Carta costituzionale.
Resta comunque intatta la prospettiva originaria: “La nuova LIP – spiegano i Comitati – vuole infatti riaffermare i valori e i principi che stanno a fondamento della scuola pubblica: diritto all’apprendimento permanente; democrazia nei ruoli, nelle relazioni, nelle scelte e nelle procedure; equità, inclusione, solidarietà, emancipazione; pieno sviluppo della persona, libertà di insegnamento a garanzia della pluralità dei punti di vista e quindi dell’interesse generale; gratuità e unitarietà dei percorsi di studio; valorizzazione dei capaci e dei meritevoli; prospettiva interculturale; pensiero critico e analitico e istruzione disinteressata”.
Non è stata invece recepita la proposta dell’Unicobas che chiede di inserire un articolo che preveda l’abrogazione delle norme sulla privatizzazione del rapporto di pubblico impiego contenute nel decreto legislativo 29 del 1993
“Mi pare – commenta il segretario nazionale Stefano d’Errico – che i comitati LIP abbiano perso una occasione per far fare un salto di qualità al movimento della scuola. Con la decisione di oggi la LIP resta una opzione migliorativa rispetto all’esistente senza però uscire dal quadro normativo sulla privatizzazione del rapporto di pubblico impiego, legge che ha dato il via a tutte le controriforme scolastiche dalla metà degli anni ’90 in avanti”.
“Qualunque ipotesi di modifica del quadro normativo attuale – prosegue d’Errico – non può prescindere in alcun modo dallo stato giuridico del personale docente perchè resterebbero pur sempre in vigore le norme che avevano trasformato direttori e presidi in datori di lavoro, norme che sono l’anticamera di ogni altra riforma successiva”.
“La proposta della LIP – conclude il segretario dell’Unicobas – vuole annullare le conseguenze di 20 anni di politiche scolastiche sbagliate e cioè tutte le norme dall’autonomia in poi: bisognava avere più coraggio e pretendere l’abrogazione delle norme degli ultimi 25 anni, partendo proprio dal decreto 29 del 1993”.