Già nelle scorse settimane avevamo dato notizia del cattivo esito della raccolta di firme per la presentazione della legge di iniziativa popolare sulla scuola.
Torniamo sull’argomento perché ora abbiamo a disposizione anche i numeri effettivi.
I dati riguardano non solo la LIP scuola ma anche altre due proposte, quelle sull’articolo 81 della Costituzione (pareggio di bilancio) e su una nuova legge elettorale.
I dati di cui disponiamo confermano quanto avevamo già anticipato: la raccolta delle firme è andata male, anzi malissimo e il risultato potrebbe segnare la morte definitiva di una proposta politica nata più di 10 anni fa e spesso usata come bandiera dai vari movimenti di docenti che dal 2005 in avanti si sono opposti alle diverse “riforme” della scuola (da quella della Moratti inizialmente fino a quella di Renzi passando anche per la riforma Gelmini-Tremonti).
Nel 2006 la raccolta era andata a buon fine ed era anche approdata in Parlamento, ma senza nessun risultato.
Nel 2015, la proposta fu poi unificata con quella della “Buona Scuola”, come accade ogni volta che due o più progetti di legge riguardano lo stesso argomento, ma nessun punto venne accolto.
Ma le norme attuali prevedono che dopo due legislature le leggi di iniziativa popolare decadano e quindi è stato necessario riaprire la raccolta delle firme che, come si è detto, è stata a dir poco disastrosa.
I dati in nostro possesso dicono che in alcune grandi città, come per esempio Torino, Genova e Palermo, non sono stati raccolti voti. Nella stessa “roccaforte” della LIP, Bologna, non si è andati molto al di là delle 1.200 firme. A Roma non si è arrivati a 5mila firme, a Milano si è superato a stento quota 1.000, mentre a Napoli ci è fermati a 600 o poco più.
E’ molto probabile che il flop sia da imputarsi più a ragioni organizzative che politiche: si segnalano infatti adesioni non disprezzabili in alcuni centri di media grandezza (quasi 900 firme a Caltanisetta, 400 a Enna, 700 a Brescia e altrettante a Padova) dove, evidentemente, il “Movimento” si è mobilitato nelle scuole e nei gruppi formali e informali.
Per la verità il flop era nell’aria, dopo il clamoroso fallimento della raccolta di firme per la richiesta di referendum abrogativo di alcune disposizioni della legge 107: in quella occasione mancarono all’appello 20-25mila firme rispetto alle 500mila necessarie e neppure la potente macchina organizzativa della Flc-Cgil bastò a garantire il successo.
La sconfitta della LIP scuola si accompagna anche con il risultato a dir poco deludente delle altre due raccolte di firme che sono andate persino peggio: per la legge elettorale non si è arrivati a 8mila firme, mentre per il pareggio di bilancio non si è raggiunta neppure quota 20mila.
C’è chi spera che con il M5S al Governo alcune delle idee contenute nella LIP Scuola possano trovare spazio in una legge di riforma. In effetti sulla riduzione del numero di alunni per classe c’è già una proposta di Lucia Azzolina e di altri deputati: ma il costo è elevato (si parla di alcuni miliardi) e resta quindi il problema della copertura finanziaria.
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