“Aiuto aiuto!”: gli aspiranti magistrati non conoscono nemmeno l’italiano (figuriamoci poi la giurisprudenza…), il 50% degli studenti non è in grado di comprendere un testo! Vergogna! Non è possibile! Bisogna fare qualcosa!
Quante volte sentiamo e leggiamo di queste tristi situazioni…
Io, da insegnante ormai quasi pensionando, lo dico, lo ripeto e lo scrivo anche: questi sono i risultati della scuola voluta da una certa parte politica, che per anni ha predicato (e qualcuno nonostante tutto la predica ancora) la filosofia del “tutti bravi, tutti promossi”, “niente bocciature”.
E adesso ovviamente si raccoglie quel che si è seminato.
L’emergenza scolastico-educativa è per certi versi simile quella climatica: non so se siamo ancora in tempo ad invertire la rotta.
E il risultato qual è? Che i vari servizi che uno Stato deve garantire ai propri cittadini sono ad alto rischio: che razza di giudici amministrerà la giustizia? A che razza di medici dovremo affidare la nostra salute?
E allora che si fa? Si ricorre… all’importazione! Un fenomeno non infrequente, anche se poco conosciuto: giovani medici, ingegneri informatici e altri professionisti, non pochi dei quali provenienti da paesi che ancora qualcuno definisce del Terzo Mondo (ma dove si studia molto più seriamente che da noi) vengono a soddisfare l’offerta che non si riesce a soddisfare internamente.
Un po’ una vergogna per un Paese – il nostro – che si fregia di essere uno dei più industrializzati del mondo.
Daniele Orla
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