La creatività è la capacità di andare al di là delle idee, delle regole, dei modelli dei prodotti tradizionali e creare nuove idee. Secondo Samuel Becket, la creatività é un laboratorio sperimentale di molteplici fallimenti, in cui “essa può sembrare un sostantivo, ma è in realtà un verbo e, nello specifico, un’azione. Può essere un processo, un pensiero o una manifestazione, un’idea o un prodotto; ma é sempre un’azione, una energia.”
Le persone, di solito, si domandano “si può davvero insegnare a scuola la creatività?” Io di sì, può essere insegnata. Ma gli insegnanti non lo ammettono mai, fino a quando non ricordano i momenti in cui l’hanno avuta, cioè, hanno avuto il cd. effetto Eureka.
L’espressione creativa ha i suoi cicli e la somiglianza tra creatività e procreazione non é soltanto linguistica. Il processo della rivelazione creativa e l’effetto eureka sono stati documentati da diversi studi in campo neurofisiologico.
In particolare, gli studi di Margherita Laski, delineando i sei stadi del processo della scoperta: 1) porre la domanda 2) cercare la risposta 3) arrivare a un punto morto 4) abbandonare la ricerca 5) il momento Eureka ed infine 6) tradurre la scoperta in modo da renderla comprensibile e condivisibile con gli altri. Questi stadi coinvolgono entrambi gli emisferi del cervello ed anche la zona emotiva-limbica; cioè la zona del cervello che regola le emozioni.
La moderna società teme il silenzio e il vuoto e rifugge da tutto ciò che non é “sul pezzo”. Ma é proprio nella fase di inattività, che, spesso, si trovano le soluzioni più creative. Neurologicamente, questo passaggio avviene quando l’emisfero sinistro é inattivo, cioè, quando i processi analitici e critici vengono sospesi. Alla base vi é il meccanismo del vagabondaggio mentale.
Esso viene ben descritto dal neuroscienziato Goldeber, che ci dice che: “la natura del vagabondaggio mentale nei due emisferi é determinata dalle differenze nella loro organizzazione. L’emisfero sinistro é caratterizzato da una grande connessione interna, ma, da una poca interconnessione con le altre parti.
Ciò fa sì, che i meccanismi rimangano confinati in alcune aree circoscritte e che ci siano pochi collegamenti con tra i punti di ancoraggio, cioè, quelle zone della corteccia che servono a far emergere le idee e le intuizioni su qualcosa. L’emisfero destro, invece, grazie ad una migliore articolazione tra le diverse parti del cervello, fa sì che il vagabondaggio mentale si estenda su un territorio più ampio e si creino, più facilmente, le condizioni per creare i punti di contatto”. (Goldeber, 2019)
A scuola bisogna favorire la costituzione di questi punti di ancoraggio. Essi, se ben sviluppati negli studenti, fanno innescare il cd. effetto Eureka.
Ricordando che la creatività ha però, una sua logica, una grammatica direbbe Rodari. La logica creativa non corrisponde a quella del pensiero logico classico, ma, prova “in continuazione a spezzare le catene”. (R.Merton, 1956).
Asteria Bramati
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