Per ridare “nuova dignità all’Istruzione primaria e secondaria Sì alla bocciatura”: una maestra, Silvia Silvagni, lancia la petizione online, indirizzandola al presidente del consiglio, al presidente della Repubblica e alla ministra dell’Istruzione e in una settimana raccoglie 8mila firme.
Tuttavia, come è noto, la bocciatura, anche alle elementari, non è stata tolta, deve essere solo presa in considerazione in casi estremi e con l’accordo di tutto il consiglio di classe, ma a quanto sembra la docente in questione non è del tutto d’accordo e forse vorrebbe maggiore libertà di manovra, ragion per cui ha promosso la petizione, convinta, scrive La Repubblica, che “l’ammorbidimento sulle bocciature sarebbe “un sintomo del degrado del nostro sistema scolastico” ed “è contro l’interesse di ognuno di noi. Eliminare la bocciatura nelle classi elementari e medie – scrive la docente – non crea soluzioni, ma ulteriori problemi. Per tutti coloro il cui impegno scolastico è motivo di orgoglio si tratta di una diminuzione delle loro conquiste. Per coloro che hanno avuto problemi con alcune materie è motivo di maggiori difficoltà e una preclusione alla comprensione delle stesse. Per i docenti, un ulteriore ostacolo all’attività scolastica giornaliera”
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“La scuola – sottolinea Silvagni – non ha bisogno di buonismo ma di migliori strutture, migliori strumenti, docenti più remunerati, più stimolati, più supportati; la scuola ha bisogno di più soldi, non di un ulteriore taglio”. Perché “gli studenti meritano si sapere che al mondo nulla è regalato, che tutti hanno il diritto di essere aiutati nel rispetto di chi ci mette fondi e impegno”. E invita tutti a non togliere “valore alla scuola” e ridarle dignità.
Sicuramente un discorso portato alle sue estreme conclusioni, dentro cui, a parere di altri, compresa la ministra, mancherebbero le fondamenta stessa su cui si basa l’istruzione.
“Il testo sulla valutazione ha uno spirito molto diverso – dice infatti la ministra – non certo vietare di bocciare, ma lottare contro le povertà educative, favorire l’inclusione delle alunne e degli alunni più deboli”.
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