Si è aperto il processo a carico della direttrice per diffamazione e violenza privata nei confronti della maestra, 22 anni, che in un momento di debolezza ha spedito delle foto hot al suo fidanzato il quale vigliaccamente le ha diffuse, fino a quando hanno raggiunto pure alcune famiglie dei suoi alunni, compresa la direttrice della scuola che avrebbe costretto la donna a licenziarsi: “La direttrice mi apostrofò con frasi irripetibili e mi disse che era meglio me ne andassi spontaneamente, altrimenti avrebbe dovuto scrivere sulla lettera di licenziamento il motivo. E aggiunse che non avrei trovato più lavoro, che non mi avrebbero assunta neanche per pulire i cessi della stazione. Che su di me ci sarebbe stato un marchio indelebile”. Queste le parole della maestra raccontate nel corso di una intervista al Corriere della Sera.
Ma racconta pure la paura, l’angoscia e soprattutto l’umiliazione subìta: «Aspettavo con ansia il giorno del processo. Mi sono liberata di un peso. Ho raccontato tutto: non la mia verità, ma la verità. Avevo paura, perché era la mia parola contro quella della direttrice. E sapevo che le mie colleghe avrebbero negato quanto accaduto in quei giorni. Invece, adesso sta venendo tutto a galla e io non devo più nascondermi”.
Un licenziamento dovuto dunque solo per violenta intromissione nella sfera personale e intima, senza intaccare il livello professionale: “Non per le mie capacità professionali. Da parte dei genitori non c’è mai stata alcuna lamentela. Per la scuola e la direttrice ero diventata una cattiva maestra per quello che era successo nella mia vita privata. Per questo sono stata obbligata alle dimissioni, ma non c’erano elementi per giustificare il licenziamento”.
Tuttavia, in attesa dell’esito del processo, Agenzia Nova diffonde la notizia secondo la quale un noto pubblicitario ha affisso in una zona dove sorgono l’asilo nido “Le Coccinelle”, la materna “Borgnana Picco” e la scuola elementare “Parato”,
dei manifesti con tre insegnanti delle elementari senza veli, “come se dovessero mandarli ai loro fidanzati. I loro corpi sono stati esposti al pubblico, così come nel revenge porn l’intimità viene violata e lasciata al pubblico ludibrio”.
Il titolo è #TEACHERSDOSEX, mentre l’autore spiega: “È un progetto che vuole mettere in luce il problema del revenge porn e della discriminazione di genere. Molto spesso le donne vengono giudicate per la loro vita sessuale privata. Nel mondo dell’istruzione primaria vige l’ipocrisia che una donna non possa avere una sessualità, e le donne sono de-sessualizzate come individui”.
“Una ragazza che ha partecipato a questo progetto – aggiunge l’ideatore dei manifesti – ha detto che aveva timore ad andare a bere la sera per paura che qualcuno la fotografasse ubriaca e potesse cosi perdere il posto di lavoro. Spero di poter sensibilizzare con questa affissione sui pregiudizi sociali che affliggono da tempo la percezione della sfera privata femminile”.