Nessun abuso dei mezzi di correzione da parte della maestra nei confronti dei suoi alunni: “il fatto non sussiste”, anche se gli alunni sono stati umiliati.
Sono le conclusioni a cui sono giunti i giudici del tribunale di Torino, dopo tre anni fra indagini e processo, assolvendo in modo totale una maestra di scuola primaria accusata di avere maltrattato sette scolaretti della propria classe.
La donna, Lorenzina A., 52 anni, insegnante a Volpiano (Torino), era stata chiamata a rispondere di episodi avvenuti negli anni scolastici compresi fra il 2006-07 e il 2012-13.
Le denunce, riporta l’Ansa, parlavano di bimbi costretti a mangiare controvoglia (uno di loro sarebbe stato sgridato per avere vomitato e, in un’occasione, costretto con la forza a ingurgitare il cibo che stava espellendo), di insulti (“rimbambito”, “stupido”, “ignorante”, “disgraziato”), di punizioni troppo severe e umilianti.
Subito dopo la sentenza, il legale Andrea Panero, che ha difeso la maestra insieme alla collega Elena Emma Piccatti, ha detto che “questa è stata un’indagine a senso unico: gli altri bambini (la classe era composta da venticinque alunni in tutto – ndr), così come i loro genitori, non furono mai interrogati. Siamo stati noi, ascoltando in tutto ottanta persone in regime di investigazioni difensive, a completare il quadro. E al processo le accuse si sono sgretolate”.
“La signora – commenta Piccatti – ha fatto dell’insegnamento la propria vita e, dopo decenni di attività e di attestazioni di stima e gratitudine da parte di colleghi, genitori ed ex allievi, si è trovata ad affrontare un incubo”.
La sentenza del tribunale torinese conferma che non sempre, secondo i giudici, le accuse di abuso di mezzi di correzione corrispondono a dei veri e propri maltrattamenti verso gli alunni, così gravi da meritare una condanna penale.
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