La mafia è un male difficile da estirpare, soprattutto se continuerà a contare sulla corruzione dei politici. Fa un certo effetto sapere che ad essere pessimisti sulla vittoria dello Stato sull’organizzazione criminosa per eccellenza sono anche gli studenti. E non solo quelli italiani.
La rilevazione è stata fatta dal Centro Studi Pio La Torre, che nei mesi scorsi ha proposto un questionario sulla percezione del fenomeno mafiosa agli iscritti ad una lunga lista di scuole italiane e, per la prima volta, anche tedesche. E dai risultati emerge un sostanziale pessimismo rispetto alla penetrazione delle mafie nella società.
La maggior parte dei ragazzi si sono dichiarati concordi con chi sostiene che “la mafia non è un fenomeno che sarà sconfitto a breve dalla Stato”, proprio a causa della stretta relazione tra le attività criminose e la politica. E debellarla sarà praticamente impossibile fino a quando sarà anche presente “la corruttibilità in allarmante crescita della classe dirigente”.
I numeri sono emblematici. Per il 53% degli studenti “la mafia è più forte dello Stato”, mentre sono forti in ugual misura per il 26%, e solo il 12% mostra maggiore fiducia nella forza repressiva della Stato. Corruzione della classe dirigente (per il 62% degli studenti), clientelismo (per il 13%), scarse opportunità di lavoro (33%) sono, nelle risposte degli studenti, i fenomeni che permettono alle organizzazioni mafiose di continuare ad esistere. Il 53% degli intervistati ritiene molto forte e il 42% abbastanza forte il nesso tra fenomeno mafioso e mondo delle politica: il 95% individua nella corruttibilità della politica la radice ultima delle mafie.
“La sfiducia verso la politica non scade però nel qualunquismo”, ha spiegato Vito Lo Monaco, presidente del Centro Studi, che ha presentato lo studio con Rosy Bindi, presidente della Commissione Antimafia: “I ragazzi hanno fiducia nella scuola, come via d’uscita, nella magistratura e nella famiglia”. Dall’altro lato è chiara la consapevolezza che la criminalità organizzata è “un ostacolo per il futuro, per la sua pervasività nell’economia e nella politica”.
“In questi anni – ha commentato Rosy Bindi, che ha incontrato alcuni studenti che hanno partecipato alla ricerca – sono stati raggiunti grandi risultati, e non è vero che tutti i capi della mafia sono stata sostituiti da altri capi più bravi di loro. E’ vero, la mafia non è stata sconfitta, ma non ha vinto in questi anni. Il dato più impressionante è che la mafia viene percepita come più forte dello Stato. E questo è preoccupante perchè – ha concluso Rosy Bindi – potrebbe generare un senso di rassegnazione”.
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