“L’obiettivo è capire come ci siamo mossi in questi anni, che cosa dobbiamo migliorare e dove dobbiamo puntare nel nostro lavoro nelle scuole”, spiega Davide Salluzzo, referente lombardo di Libera.
Il questionario si sviluppa su una trentina di domande incentrate sulla percezione del fenomeno. “Finora, ci siamo accorti che nelle regioni del Nord persistono ancora diversi stereotipi del mafioso che si vede in televisione”, continua Salluzzo.
Solitamente, la mafia appare ancora come un fenomeno lontano, immobilizzato nel Sud Italia: “Sarà importante capire come reagiranno gli studenti lombardi, pochi mesi dopo il primo scioglimento di un Comune per mafia in regione”, aggiunge il referente di Libera Lombardia.
Dalle scorse ricerche è emerso che in Trentino il 37 per cento degli studenti sostiene che la mafia è presente solo nel capoluogo ma che non è pericolosa. Il 21 per cento invece considera il crimine organizzato una minaccia seria per tutto il Trentino. In Liguria, regione dove due comuni, Bordighera e Ventimiglia, sono stati sciolti per infiltrazioni mafiose tra il 2011 e il 2012 (anno in cui è stata fatta la ricerca), il 48 per cento degli studenti reputa che la mafia in regione sia “un fenomeno presente e sempre più preoccupante”, mentre per il 33 per cento è “un fenomeno presente, che controlla alcuni traffici illegali, ma non pericolosa”.
Le tre attività illegali caratteristiche del fenomeno mafioso sono per gli studenti lo spaccio di droga, il lavoro nero e la prostituzione. Risulta ancora poco conosciuta la legge 106/96 sull’uso sociale dei beni confiscati: è nota al 16 per cento del campione. Bassa anche la percentuale di persone che conoscono il caso dello scioglimento per mafia del Comune di Bordighera: uno studente su cinque.
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