L’ufficio scolastico della Lombardia (MIUR) ha “fornito strumenti per la strutturazione di un curricolo per competenze”, competenze definite come “applicazione di un sapere in un dato contesto, attuando i comportamenti più idonei alla produzione del risultato”.
Una proposta ambiziosa: fornisce indicazioni per la “progettazione dell’intero curricolo per competenze”.
Una proposta viziata dall’errata identificazione del campo del problema: “L’ambito privilegiato è quello dell’alternanza scuola lavoro che traduce concretamente gli elementi di innovazione didattica sollecitati dall’Unione Europea e dalle più recenti politiche italiane in materia di istruzione e formazione”. La libera circolazione e l’impiego della forza lavoro sono il contesto di riferimento: questioni che riguardano la società contemporanea, il presente.
Una proposta che non identifica la “mission” della scuola, la cui estensione temporale minima è decennale. Estensione che, vista l’imprevedibilità dei cambiamenti socio-culturali, impedisce la determinazione dei traguardi formativi.
Un’imprevedibilità percepita dal legislatore nel 1973 che ha conferito il mandato di disegnare un adeguato modello di scuola a una commissione di esperti; modello fondato sul postulato “La vera cultura è un modo di essere, non un modo di sapere”: l’origine dei decreti delegati.
Una vera rivoluzione. Il sistema educativo non è più orientato alla trasmissione del sapere disciplinare. Questo è ridefinito come “strumento e occasione per uno sviluppo unitario, articolato e ricco, di funzioni, conoscenze, capacità e orientamenti indispensabili alla maturazione di persone responsabili e in grado di compiere scelte”.
Una vera rivoluzione: non si può prescindere dalla visione sistemica.
Una vera rivoluzione: la gestione scolastica abbandona il bottom-up (dalle discipline al risultato) per adottare il top-down (dal risultato alle discipline).
Una vera rivoluzione: la professionalità docente si esercita collegialmente. Unico il traguardo, unica la strategia educativa.
Una rivoluzione rafforzata dal DPR sull’autonomia scolastica che “si sostanzia di progettazione educativa”.
L’USR per la Lombardia, invece di ricercare e rimuovere gli impedimenti che hanno sterilizzato la volontà del legislatore, banalizza, introducendo una proposta inefficace.