La 107: un solo articolo. Un colpo di maglio che obbliga a una feroce tecnica di sutura: ornamento di ben 202 “punti”. Esibizione concreta, quindi niente affatto 2.0, di una violenza procedurale con la quale questo decreto legge, travestito da ddl, tenta di nascondere l’ennesimo strappo tra il Castello e il “contado” attraverso una propaganda mediatica e governativa, a tratti grottesca e “sinistra”. Strappo, i cui margini si sono irrimediabilmente infettati. Un ipertesto primitivo, senza link, che costringe il lettore ad acrobatici salti, rimbalzi, scatti e capitomboli, al fine di ammucchiare un minimo di organicità e di razionalità che un testo di legge, licenziato dal Parlamento della Repubblica, dovrebbe prevedere come prima ratio. Ma, evidentemente, alla onorevole folla di cloni che ha approvato la 107, piace servire piatti complicati. Il maxi emendamento come master chef. Ma non poteva essere altrimenti: è lo stesso contenuto della 107 che le dà la forma, e questa ne restituisce la “sostanza”. Che è quella di un fallimento (culturale, organizzativo e pedagogico) annunciato, che sradica la scuola come “organo costituzionale”. Ma per i curatori del’editto renziano, questo sembra un fastidioso dettaglio da cassare con una alluvione di tweet, perché in ben altri e felpati ambienti (diciamo, privati…?), si tramano i ddl. Succede così che al colpo di maglio sferrato in estate, “càpiti” di incontrare, nella stagione autunno-inverno, un’altra folla, pret a porter, diversamente prona e clona : quella di una considerevole parte del cd “corpo docente”, strutturato su una dimensione mentale concava, predisposto alla passività e alla cinica indifferenza. Un incastro strepitoso. Un “corpo” che elabora ruminazioni esaltanti per le banalità avvincenti che le avvolge. Come quelle dei sindacati confederali, reduci dalla penisola indocinese, dal febbrile e concentrato computo per l’elezione del presidente CSPI (la contemplazione del proprio ombelico eclissa ogni cosa in ogni dove: una liturgia inossidabile), e proiettati per “ospitare” l’ennesimo travestimento: una campagna elettorale Pd in Palermo… Quindi, questo “corpo docente”, come affetto da vulnerabilità alla dominazione raggiante, realizza un’altra liturgia: il consueto esercizio della “delega”, nel senso del: “fate come volete, io me ne impipo… devo comprare i broccoli, prima di tornare a casa…” L’appassionata esecuzione di questa “competenza”, irresponsabile e irriflessa, genera un tepore da famiglia, un clima confortevole e conformista, alieno a ogni forma di “contrasto”, argomentato, motivato: una MANSUETUDINE, niente affatto dantesca, bensì carducciana, crepuscolare… |